RISCHIO ZOONOSI
I cani veicolano salmonelle resistenti agli antibiotici. Meglio non tenerli troppo vicini

I cani domestici posso essere involontari veicoli di salmonelle, e spesso, quando ciò accade, i batteri trasmessi sono resistenti agli antibiotici.
I cani possono avere una salmonellosi con sintomi (principalmente una grave diarrea con febbre e vomito), oppure senza o, ancora, essere portatori apparentemente sani. Ma la promiscuità con la quale vivono in casa, e la mancanza di precauzioni adeguate da parte dei loro padroni, li può rendere vettori di una malattia che può essere pericolosa, specie se il ceppo presente non risponde agli antibiotici. Che sia così lo hanno dimostrato i ricercatori dell’Università della Pennsylvania, che hanno analizzato due serie di dati: quella delle salmonelle identificate nei cani tra il 2017 e il 2023 in tutti gli Stati Uniti, secondo i registri ufficiali - 87 casi in tutto - e quelle delle salmonellosi diagnosticate negli esseri umani nello stesso periodo. Come hanno poi riferito su Zoonoses and Public Health, hanno così trovato 77 casi di possibile zoonosi, e cioè di passaggio diretto dal cane di casa a un suo padrone, con relativi aggiustamenti genetici, di batteri appartenenti a 164 ceppi diversi rilevati in 17 stati. In particolare, 16 casi scoperti negli esseri umani erano strettamente imparentati con sei ceppi isolati dai cani. E, cioè che è più preoccupante, tutti i campioni isolati hanno mostrato che la salmonella in questione conteneva geni per la resistenza agli antibiotici, compresi quelli più moderni e (teoricamente) efficaci.
Che fare per evitare di essere infettati dal proprio cane? Nulla di particolarmente impegnativo: basta lavarsi spesso e bene le mani, adottare un’igiene scrupolosa quando si preparano i pasti (per esempio, mai usare gli stessi utensili per uomini e animali senza prima averli lavati) ed educare il cane a non dormire sul letto o a non salire sul divano: la salmonella si trasmette per contatto diretto con la cosiddetta via oro-fecale. E poiché questi batteri accompagnano l’uomo da almeno 10.000 anni (cioè dalle prime domesticazioni), e hanno imparato ad adattarsi perfettamente, è opportuno non spianare loro la strada restando a lungo a contatto con animali che possono ospitarle.
Le autorità sanitarie, dal canto loro, dovrebbero migliorare e potenziare i sistemi di monitoraggio veterinario e umano, per isolare prima i casi positivi ed evitare che le salmonelle si diffondano agli esseri umani prima di essere diagnosticate, e viceversa.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 15 gennaio 2025
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