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I batteriofagi: le nuove, antichissime armi
attive anche contro i batteri resistenti

Per combattere le infezioni da batteri resistenti agli antibiotici c’è uno strumento antico che sta vivendo un momento di rinnovato interesse: il ricorso ai batteriofagi, i virus che, in natura, infettano specificamente i batteri. Chiamati più semplicemente fagi, sono stati oggetto di numerosi studi nella prima metà del novecento, diventando teraoie molto popolari e utilizzate, per poi essere via via abbandonati in favore degli antibiotici, perché difficili (allora) da studiare e da standardizzare, essendo creature viventi. Ma ora le loro peculiarità potrebbero fare la differenza.

Tra i numerosi studi pubblicati di recente vi sono la descrizione di un nuovo fago, mai descritto prima, con una coda lunghissima, ribattezzato non a caso Rapunzel, e due che illustrano molto bene le potenzialità dei fagi. Secondo quanto si è osservato finora, infatti, non esistono batteri che non abbiano un loro batteriofago specifico. Il punto è quindi identificare, per ciascun batterio, il fago giusto. E questo è ciò che hanno fatto in Bangladesh e Nepal, paesi che sono sempre più spesso alle prese con grandi epidemie di febbri tifoidee veicolate da batteri del genere Salmonella. Per identificare i fagi specifici, i ricercatori sono partiti dalle analisi delle acque reflue e di fiumi e bacini di zone a diversa densità di tifo dei due paesi. In Bangladesh hanno raccolto 300 campioni, trovando fagi specifici in un terzo di quelli provenienti dalla capitale Dhaka, dove le salmonelle sono endemiche, ma solo nel 3% di quelli provenienti da una provincia dove la malattia è rara. Lo stesso si è visto in Nepal: i fagi erano presenti nel 55% delle acque di una regione ad alta prevalenza di tifo, e quasi assenti in quelli di altre aree. Inoltre, la loro presenza cresceva via via che i grandi fiumi scendevano dalle montagne verso le pianure, raccogliendo acque più contaminate.

Anche se si tratta di studi che devono essere ancora sottoposti a revisione, il messaggio sembra inequivocabile. Identificare i fagi è semplice: basta filtrare l’acqua e metterla a contatto con una coltura di salmonelle (in questo caso), e il tutto costa circa due dollari, e richiede solo un po’ di acqua. Il passaggio successivo è coltivare quelli efficaci, e poi somministrali. Per ora non è stato ancora fatto, ma questa è una delle strategie più promettenti per combattere le epidemie di origine batterica, nei paesi che hanno meno mezzi a disposizione ma non solo, come sottolinea un lungo articolo pubblicato su JAMA. Via via che cresce la resistenza agli antibiotici, questi virus, del tutto inoffensivi oper gli esseri umani e per gli organismi superiori in generale, stanno diventandio particolarmente interessanti.


Data ultimo aggiornamento 4 aprile 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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