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Dopo cuore e reni, un fegato di maiale è stato trapiantato con successo in un uomo

Dopo il cuore e i reni trapiantati nei mesi scorsi, e la pelle, la cornea e l’osso poco prima, è ora la volta del fegato. Un uomo in morte cerebrale ha ricevuto un fegato di maiale geneticamente modificato per essere tollerato dall’organismo umano, e l’intervento è stato considerato dai suoi autori, chirurghi dello Fourth Military Medical University di Xi’an, in Cina, un successo. 

Come riportato su Nature, il genoma del fegato in questione è stato modificato in sei punti, per eliminare le proteine responsabili dei rigetti e per aggiungere alcune caratteristiche che hanno reso il tessuto più simile a quello umano, e, quindi, meno immunogenico. Inoltre il fegato, una volta inserito nel ricevente, è stato collegato ai grandi vasi, per monitorare l’andamento della funzionalità epatica. In effetti, l’organo trapiantato ha iniziato a secernere bile e albumina come accade di solito, confermando così che, almeno in teoria, il sistema potrebbe funzionare. 

Per questo l’intervento è stato considerato un passo in avanti, anche se restano differenze rilevanti tra tessuto suino modificato e tessuto umano.

Il fegato suino era stato inserito senza asportare quello esistente, per verificare la possibilità che l’organo nuovo potesse essere di aiuto soprattutto a chi, avendo un fegato malato, è in attesa di un fegato tradizionale e quindi come organo-ponte. Dal momento che il nuovo tessuto ha iniziato a svolgere le sue normali funzioni, si ritiene che l’approccio potrebbe funzionare. Tuttavia, sono stati effettuati anche interventi con asportazione del fegato del ricevente, e al momento di attende di capire come siano andati.

Nel caso descritto, su richiesta dei familiari, il fegato è stato espiantato dieci giorni dopo l’operazione, ma i dati raccolti in quel breve lasso di tempo, a cominciare dall’assenza di rigetto, potrebbero essere molto utili per chi si occupa di xenotrapianti, cioè di trapianti, nell’uomo, di organi provenienti da specie diverse, e opportunamente adattati. Gli xenotrapianti sono in studio da anni e stanno registrando progressi importanti. Si ritiene che, in futuro, quando saranno superati alcuni ostacoli che ancora rendono la compatibilità non perfetta, gli organi umanizzati di animali potranno dare un grande contributo per soddisfare la richiesta di organi, da sempre in grave carenza e in aumento via via che la popolazione invecchia.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 9 aprile 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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