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I bambini che hanno subìto violenze si ammalano di più

Tra i fattori che aumentano il rischio di colite ulcerosa potrebbero esserci gli abusi sessuali o fisici  subiti nell’infanzia. Questo legame è suggerito da uno studio  pubblicato sulla rivista Inflammatory Bowel Diseases, nell’ambito del quale i ricercatori dell’Università di Toronto, in Canada, hanno verificato la storia clinica e quella relativa alle eventuali violenze subite da oltre 21.800 concittadini maggiorenni, i cui dati erano contenuti in un grande archivio relativo alla salute. L’associazione è apparsa subito molto forte: in particolare, gli studiosi hanno verificato che la malattia era presente in un numero di casi più che doppio tra gli adulti che avevano alle spalle un passato di violenze, rispetto agli altri, e tale rapporto è rimasto evidente anche dopo aver corretto i dati per molti possibili fattori che avrebbero potuto creare confusione. Bisognerà ora capire in che modo il trauma della violenza influisce sulla errata regolazione del sistema immunitario che porta alla malattia.

La stessa correlazione non è emersa, invece, con il morbo di Crohn, una malattia simile per certi aspetti alla colite ulcerosa; secondo gli studiosi, ciò potrebbe essere dovuto a elementi legati ai geni, e merita comunque un approfondimento.

A.C.
Data ultimo aggiornamento 22 settembre 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: colite ulcerosa, malattia di Crohn



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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