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Ho la malattia di Crohn,
ma non rinuncio ai miei sogni

Claudia Zanella, 27 anni, giornalista milanese, racconta ad Assedio Bianco i suoi progetti, ambiziosi (diventare una cronista di guerra), che non si fanno frenare dal morbo di Crohn, una malattia cronica dell’intestino con cui Claudia deve convivere da quattro anni. Nella sua testimonianza, anche consigli utili per chi ha problemi con il Crohn e una rapida descrizione dei sintomi e dei rimedi.

di Claudia Zanella

Sono Claudia, ho 27 anni, faccio la giornalista, sto frequentando un master in giornalismo e ho il morbo di Crohn. Mi hanno spiegato che il morbo di Crohn è una malattia autoimmune, che produce delle ulcere nell’intestino. Le malattie auto-immuni sono ancora in parte misteriose e si presentano per colpa del nostro sistema immunitario, che non riconosce alcune parti del nostro organismo e quindi, vedendole come estranee, le attacca.

Nei primi 23 anni della mia vita non avevo mai sentito parlare della malattia di Crohn. Poi, a un certo punto, ho avuto dei sintomi strani, una colite e una perdita di sangue. Mi sono spaventata e sono andata dal medico di base. In realtà, arrivare a una diagnosi non è stato così semplice, perché i sintomi del morbo di Crohn sono confondibili con quelli di altre malattie, come la retto-colite ulcerosa. Questa confusione può giocare brutti scherzi, perché magari la gente si spaventa, senza sapere esattamente a cosa va incontro.

La malattia di Crohn può avere diverse forme, più o meno gravi. In alcuni casi richiede cure pesanti, e si può arrivare fino a interventi chirurgici importanti. Per mia fortuna, io riesco a tenerla sotto controllo prendendo pochi farmaci, solo quando si manifesta.

La prima volta che si è presentata questa patologia i miei amici non capivano perché non volessi stare fuori fino alle 5 di mattina a fare serata nei locali. Ora il mio fisico si è abituato, e ho imparato a gestire meglio le mie energie.

La malattia di Crohn non è molto conosciuta e non tutti i medici sanno come affrontarla correttamente. Per questo è importante trovare un centro che faccia ricerca nel settore, e affidarsi a questo tipo di struttura per le terapie.

La malattia di Crohn può rimanere latente per molto tempo e poi presentare qualche ricaduta. E’ importante capire quali sono i sintomi che precedono la manifestazione e contattare subito il proprio gastro-enterologo, che possa trovare la terapia giusta.

Il morbo di Crohn è una malattia che, secondo i medici, si cura mangiando, nel senso che, rispetto alla retto-colite ulcerosa, non bisogna seguire una dieta molto stretta. Certo, ci sono delle cose che possono dare più o meno fastidio, a seconda delle persone. Nel mio caso evito, per esempio, formaggi freschi o cibi troppo piccanti, o altre cose che possono dare fastidio all’intestino. Per il resto, si mangia tutto.

La malattia si è manifestata in un momento particolarmente stressante per me, e parlando con la mia gastroenterologa ho scoperto che è molto comune che nei momenti di stress possa manifestarsi una malattia di questo genere.

La mia più grande passione è il giornalismo di inchiesta. Un giorno sono tornata a casa, quando avevo 16 anni, dopo aver visto un film su Ilaria Alpi, e mi sono appassionata a questo mestiere, e ho deciso che sarei diventata una reporter nelle zone a rischio. Quando mi hanno diagnosticato il morbo di Crohn, certo, ho avuto qualche dubbio, perché - al di là dell’alimentazione - avere il morbo di Crohn in una zona del mondo come il Sudamerica (che a me interessa) è molto rischioso. Però ho deciso che avrei dovuto comunque realizzare i miei sogni in qualche modo e che mi sarei impegnata a realizzarli, nonostante il morbo di Crohn. ’

Data ultimo aggiornamento 4 marzo 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: malattia di crohn, morbo di crohn



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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