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Gonorrea, uno zucchero rende esagerata la risposta immunitaria

La ricerca di un’équipe canadese, pubblicata sulla rivista Science, getta nuova luce sui fenomeni scatenati dall’infezione da parte di Neisseria gonorrhoeae, il batterio responsabile della gonorrea. Gli studiosi dell’Università di Toronto hanno infatti scoperto che questo batterio può innescare una risposta immunitaria più forte (e, per certi aspetti, dannosa) rispetto a quella promossa da altre infezioni, perché produce una serie di zuccheri particolari, che iper-attivano il nostro apparato difensivo.

In effetti la gonorrea, patologia a trasmissione sessuale che - secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità - fa registrare ancora oggi ben 500mila nuovi casi al giorno (soprattutto nei Paesi più poveri), è associata a una risposta immunitaria "abnorme", che può portare a gravi danni all’utero e, in caso di gravidanza, al feto. Ma non basta: contrarre lla gonorrea può peggiorare il quadro clinico degli individui sieropositivi all’HIV, portando - se la malattia non è controllata dai farmaci - all’evoluzione dell’infezione a AIDS, perché il batterio Neisseria porta all’iperattivazione dei linfociti T, le cellule del sistema immunitario in cui si insedia l’Hiv, e questa situazione sembra risvegliare il virus.

Altri studi saranno necessari per individuare meglio i meccanismi d’azione degli zuccheri prodotti dal batterio della gonorrea, ma i ricercatori ipotizzano che in un futuro potrebbero essere sfruttati per mettere a punto nuovi trattamenti, in grado di promuovere un’efficace risposta immunitaria nei confronti di questo microrganismo.’

A.B.
Data ultimo aggiornamento 17 giugno 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: hiv, linfociti T



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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