MEDICINA SPORTIVA
Gli sport di contatto andrebbero modificati:
i traumi possono portare alla demenza

Un nuovo, importante studio, pubblicato su Acta Neuropathologica conferma un fatto che è noto da anni, ma che finora non è stato preso nella giusta considerazione: gli sport di contatto, e soprattutto quelli che prevedono colpi alla testa come il rugby, il football, la boxe, il calcio e così via, sono la causa diretta, in chi li pratica, di una sindrome che predispone alla demenza, chiamata encefalopatia traumatica cronica o CTE. Le concussioni, i movimenti esagerati e i traumi continui arrecano infatti gravi danni al cervello e, per tali motivi, secondo gli autori, sport che li prevedano non solo andrebbero rigorosamente vietati ai bambini, ma andrebbero modificati radicalmente, in modo che non ammettano più colpi al cranio e anzi, facciano di tutto per evitarli. Le protezioni che sono state inserite in alcune di queste discipline negli ultimi anni non sono sufficienti.
Nello specifico, i ricercatori dell’Università di Glasgow, in Scozia, hanno analizzato 31 cervelli donati alla ricerca scientifica da altrettanti giocatori di rugby, professionisti e non, e hanno dimostrato che 21 avevano i segni della CTE, nonostante i due terzi (23) fossero appartenuti a giocatori amatoriali, e non professionisti. Quanto a questi ultimi, che avevano giocato in media per 18 anni, il 68% dei loro cervelli era colpito da CTE, così come lo erano 13 dei giocatori amatoriali. Attualmente in Gran Bretagna quasi 400 ex professionisti di diversi sport stanno mandando avanti una class action per non essere stati avvisati dei rischi, mentre i casi di Alzheimer e di altre patologie neurodegenerative a esordio precoce continuano ad aumentare. Solo per quanto riguarda il rugby, i praticanti a livello mondiale sarebbero più di 8,5 milioni, fino dall’infanzia.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 6 novembre 2023
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