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Gli PFAS possono essere assorbiti dalla pelle e da lì passano al sangue e agli altri organi

Gli PFAS o perfluoroalchili, cioè gli oltre 14.000 composti chimici utilizzati come plastificanti in un’infinità di prodotti, e per questo presenti ormai ovunque sulla Terra, e in tutti gli esseri umani, possono essere assorbiti anche dalla pelle. Non lo si riteneva possibile, perché si tratta di molecole cariche elettricamente che, in teoria, non riescono a oltrepassare la cute, ma a quanto pare non è così. E poiché si tratta di molecole associate a numerosi effetti negativi sulla salute, ed estremamente stabili (sino chiamnati anche composti perenni), il dato suscita preoccupazione.

Che l’assorbimento, oltreché per inalazione e ingestione, possa avvenire anche per contatto lo dimostra uno studio pubblicato su Environment International  dai ricercatori dell’Università di Birmingham, in Gran Bretagna. In esso infatti sono state effettuate numerose prove su un modello di pelle in vitro, che comprendeva tre strati come l’epidermide umana e che quindi, tra l’altro, ha permesso di non utilizzare modelli animali.

Dei 17 tipi di PFAS testati, ben 15 sono stati capaci di penetrare il derma almeno del 5% della dose somministrata. Da lì, alcuni di quelli sperimentati, tra i quali il più noto e regolamentato, chiamato PFOA, arrivano al sangue in dosi che sono inizialmente attorno al 13%, ma che possono aumentare fino al 38%, e alcuni altri come l’acido perfluoro pentanoico raggiungono il 59% (quattro volte l’assorbimento del PFOA, in media). Inoltre, è emerso che gli PFAS più assorbiti sono quelli con molecole più corte: si pensava il contrario, e si cercava per produrre cosmetici con meno molecole a catena lunga, ma ora sarà necessario rivedere molte cose.

La conclusione è che, come minimo, questa via di assorbimento dovrebbe essere studiata molto meglio e, nel caso, alcuni prodotti cosmetici o comunque a contatto con la pelle, se contengono PFAS dovrebbero essere limitati, quando non vietati.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 19 luglio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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