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Gli inchiostri dei tatuaggi fanno aumentare
il rischio di linfomi e tumori della pelle

Aumentano i dati che mettono sotto accusa la moda dei tatuaggi. L’ultimo studio, appena pubblicato su BMC Public Health dai ricercatori dell’Università della Danimarca del Sud di Odense, in particolare, associa la presenza di tatuaggi a un possibile aumento del rischio di sviluppare tumori della pelle e linfomi.

Lo studio, chiamato The Danish Tattoo Court, ha reclutato una popolazione molto particolare di persone: 5.900 coppie di gemelli, in modo che il patrimonio genetico fosse uguale, e lo stile di vista molto simile. Le variabili erano la presenza di tatuaggi e quella di un tumore.

Il risultato sembra lasciare pochi dubbi, anche se mostra solo la coesistenza di due fenomeni, senza provare l’esistenza di un nesso di causa ed effetto: i gemelli che avevano tatuaggi avevano un chiaro aumento del rischio di avere un tumore della cute oppure un linfoma rispetto ai fratelli che non si erano tatuati. Il rischio, nei casi dei tatuaggi più estesi e coprenti, era triplo. Secondo gli autori, la spiegazione è relativamente semplice: gli inchiostri non restano dove sono iniettati. Nel tempo, si spostano e vanno ad accumularsi nei linfonodi, dove provocano un’infiammazione cronica, così come fanno nella cute. E questo, a sua volta, può innescare i fenomeni che portano al cancro.

Non sono emerse, invece, differenze tra inchiostri, anche se è noto che alcuni colori possono essere particolarmente pericolosi, perché possono contenere sostanze tossiche.

Il risultato è stato considerato molto preoccupante, visto che oggi, in Danimarca, come in moltissimi altri paesi, quattro donne e tre uomini su dieci hanno un tatuaggio prima dei 25 anni. Secondo gli autori, la relazione va approfondita attentamente, anche per capire se sia il caso di introdurre divieti e limitazioni a tutela della salute.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 20 marzo 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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