MALATTIE TROPICALI
Gli anticorpi monoclonali per la febbre gialla,
un’infezione in rapido aumento ovunque

La febbre gialla colpisce ogni anno 200.000 persone, e ne uccide 30.000, per lo più in Africa e in Sud America. Tuttavia, negli ultimi anni, la sua incidenza è cresciuta in tutto il mondo, a causa del riscaldamento del clima, che spinge le zanzare che veicolano il virus che la provoca ad ampliare gli areali di diffusione, al punto che si stima che, solo in Africa, entro il 2050 i decessi aumenteranno del 25%.
Contro la malattia, che si presenta con sintomi simil-influenzali e ittero (da cui il nome), e che è veicolata da un virus, dagli anni trenta del novecento esiste un vaccino che, però, ha una diffusione inferiore rispetto a quanto sarebbe necessario. Si tratta infatti di un vaccino che contiene un virus vivo attenuato, ossia della forma di immunizzazione più potente, ma anche di quella che comporta rischi maggiori, perché una piccolissima percentuale di vaccinati sviluppa la malattia. Ora però ci potrebbe essere uno strumento in più, dal punto di vista della cura: uno, o forse due anticorpi monoclonaliGli anticorpi monoclonali sono anticorpi del tutto simili a quelli che il sistema immunitario produce contro i “nemici” (batteri, virus e altro ancora), ma non sono presenti in modo naturale nel nostro organismo. Vengono creati in laboratorio, grazie a tecniche di ingegneria genetica, e sono mirati contro un preciso bersaglio della malattia, identificato dai ricercatori: per esempio, nel caso del Covid, contro la proteina Spike, utilizzata dal coronavirus per entrare nelle cellule e infettarle. Una volta prodotti, vengono fatti moltiplicare in laboratorio, identici, in un numero grandissimo di copie, o di cloni (per questo vengono chiamati monoclonali), e poi immessi nell’organismo del paziente, in genere tramite infusione (endovena). che, nei test sugli animali, si sono rivelati estremamente efficaci. Come riportato su Science Traslational Medicine, infatti, i virologi della Washington University di Washington DC hanno selezionato i sieri di 37 persone vaccinate che avevano sviluppato anticorpi neutralizzanti contro il virus e, tra questi, ne hanno scelti due, dando origine ad altrettanti anticorpi monoclonali. Quindi li hanno somministrati a due tipi di modelli infettati con il virus: otto macachi e 20 cavie, singolarmente, tenendo sempre un gruppo di controllo. Il risultato è stato che entrambi gli anticorpi sono estremamente efficaci e il virus, quando sono presenti, sparisce in fretta, fino a non essere più rilevabile. La conseguenza è che gli animali trattati si riprendono in fretta, mentre quelli di controllo si ammalano gravemente. Inoltre, entrambi sembrano essere anche sicuri.
Ora i testi proseguono, nella speranza di giungere presto alle prime verifiche sull’uomo. In caso di successo, i monoclonali potrebbero essere impiegati anche in chi si ammala in seguito alla vaccinazione, ampliando così il numero delle persone che decidono di agire preventivamente.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 7 aprile 2023
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