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Gli adolescenti non reagiscono ai like come gli adulti. E i device anticipano la pubertà

Gli adolescenti reagiscono in modo diverso, rispetto agli adulti, alle sollecitazioni dei social media, e se restano troppo tempo davanti ai device in modo regolare la loro crescita ne viene modificata anche dal punto di vista prettamente fisico. Due studi usciti a poca distanza l’uno dall’altro prendono in esame altrettanti effetti del problematico rapporto con gli smartphone, aiutano (gli adulti) a capire come correggere alcuni aspetti.

Nel primo, pubblicato su Science Advances, i ricercatori dell’Università di Amsterdam hanno condotto tre diverse serie di esperimenti. Nella prima hanno utilizzato immagini e 1,6 milioni di post veri e oltre 16.000 reazioni a essi, presi da Instragram, per mettere a punto un software capace di valutare la sensibilità alle reazioni come i like. Il secondo tipo di test è stato invece sperimentale. E’ stata messa a punto una piattaforma che imitava le caratteristiche di quelle dei social reali, ed è stata utilizzata per studiare i cambiamenti di umore di 194 utenti adolescenti. Infine, c’è stata una parte di neuroimaging, con indagini su un centinaio di adolescenti, che ha dimostrato che la sensibilità al feedback dei social media è correlata alle differenze individuali del volume dell’amigdala, centro nervoso coinvolto nei meccanismi della ricompensa e nella regolazione dell’umore. Nel loro insieme, i tre studi hanno confermato che i giovani sono più sensibili al feedback dei social media rispetto agli adulti. 

Tra l’altro, ciò comporta alcuni aspetti paradossali, positivi e negativi. Infatti, anche se mentre ricevere Mi piace sembra generare una sensazione di connessione e può migliorare l’umore dei giovani, potrebbe anche creare una  attrazione verso le app tale da portare a un uso eccessivo e problematico. D’altro canto, data la loro sensibilità, i giovani smettono di utilizzare le piattaforme prima degli adulti se non ricevono like, ma questo, a sua volta, potrebbe anche portare a un umore sempre più negativo. Un suggerimento importante per gli sviluppatori che vogliano tutelare il benessere dei ragazzi è quelli di creare algoritmi basandosi molto meno su valutazioni come i like, e molto di più su altri tipi di coinvolgimenti. Inoltre, più che sull’uso dei social, sul quale i ragazzi sono più esperti degli adulti, gli educatori dovrebbero concentrare i loro sforzi sulla gestione delle emozioni che i social scatenano.

Il secondo studio non riguarda specificamente i social, ma l’esposizione eccessiva alla luce blu dei device, che sembra anticipare la pubertà. Secondo quanto riferito al 62nd Annual European Society for Paediatric Endocrinology Meeting svoltosi a Liverpool dai ricercatori della Gazi University turca, infatti, i modelli animali quando sono esposti alla luce blu per 12 ore al giorno si sviluppano prima, hanno una crescita ossea più veloce rispetto a quelli che vivono in condizioni di luce normali. Ciò potrebbe spiegare l’anticipazione della pubertà visibile nei ragazzi di tutto il mondo, e ancora priva di motivazioni convincenti. Bisognerà confermare il fenomeno negli esseri umani, ma se così fosse non sarebbe una buona notizia, perché una pubertà troppo precoce è associata a diversi effetti negativi sulla salute, dalla statura più bassa a squilibri ormonali fino all’aumento di alcuni indici di rischio per diverse malattie.

 


Data ultimo aggiornamento 20 novembre 2024
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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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