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Fare almeno 4.000 passi al giorno: ecco
la ricetta per vivere più a lungo e meglio

Uno dei modi più efficaci per abbassare il rischio di morte e di malattie cardiovascolari è anche uno dei più facili da mettere in pratica, ed è a costo zero: camminare, ogni giorno, il più possibile. E mentre esiste un limite inferiore, al di sotto del quale gli effetti sono poco visibile, pari a circa 4.000 passi al giorno, non ne è stato ancora determinato uno superiore, cioè non sembra esistere un numero di passi oltre il quale è inutile continuare.

A fornire un’indicazione numerica ha pensato una metanalisi abbastanza unica nel suo genere, perché ha messo insieme 17 studi portati avanti, in diversi paesi, per una media di sette anni, su poco meno di 229.000 uomini e donne, e la cui elaborazione ha tenuto conto anche dei fattori ambientali e delle fasce d’età. Il risultato, pubblicato sullo European Journal of Preventive Cardiology, ha fornito numeri chiari, che mostrano un’associazione lineare, anche se non dimostrano l’esistenza di un rapporto di causa-effetto. Nello specifico, a partire da poco meno di 4.000 passi si inizia a vedere l’abbassamento del rischio di morte per ogni causa, e da circa 2.300 quello per una patologia cardiovascolare. Inoltre, il quest’ultimo cala costantemente per ogni 500-1.000 passi in più al giorno, mentre a ogni aumento di 1.000 passi (oltre i 4.000) corrisponde un ulteriore calo del rischio generale di morte del 15%.

Gli studi analizzati arrivano fino a 20.000 passi al giorno, e non è stato trovato un valore al di sopra del quale la situazione non cambia più; probabilmente è necessario condurre altre ricerche, perché quelle che hanno valutato camminate molto lunghe sono pochi.

Un altro fatto sorprendente è che i vantaggi sono visibili a tutte le età, a tutte le latitudini e in entrambi i sessi, anche se dopo i 60 anni gli effetti iniziano a essere meno pronunciati. Così, dopo quell’età, per un numero di passi compreso tra 6.000 e 10.000 si ha una riduzione del rischio di morte del 42%, mentre per le persone più giovani a un numero di passi compreso tra 7.000 e 13.000 corrisponde un calo del 49%.

Se poi si vuole ricorrere alla ginnastica, anche in quel caso i benefici sono evidenti: secondo uno studio pubblicato su JAMA, e condotto su 500.000 persone, va bene qualunque tipo di attività, più o meno energica, aerobica o no, purché condotta con regolarità. L’attività sportiva riduce sempre il rischio di morte generale, quello per malattie cardiovascolari e quello da cancro.

A tutto ciò fanno da contraltare i numeri forniti dall’OMS sull’inattività delle popolazioni die paesi più ricchi, che sarebbe all’origine di 3,2 milioni di decessi ogni anno. Il 32% delle donne e il 23% degli uomini, infatti, più nei paesi ricchi (37%) che nei paesi più poveri (16%) non svolge sufficiente attività fisica, andando incontro a diverse malattie. 

La soluzione per vivere più a lungo e più in salute è alla portata di tutti: più passeggiate, e meno serie TV e ristoranti.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 18 agosto 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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