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Eczema dell’adulto: il sale lo peggiora, ma
un farmaco (già approvato) lo contrasta

L’eczema, sintomo associato a prurito e dolore che può compromettere anche gravemente la qualità di vita, ma che in molti casi non ha un’origine certa, peggiora se si assume molto sale con la dieta. Presto, però, potrebbe arrivare il primo farmaco specifico, se i dati di un piccolo studio clinico saranno confermati.

Il legame tra eczema e apporto di sale (cloruro di sodio) con la dieta è stato dimostrato in uno studio pubblicato su JAMA Dermatology dai ricercatori dell’Università della California di San Francisco, che hanno analizzato i dati medici e le abitudini di oltre 215.000 inglesi contenuti nella UK Biobank. Hanno così visto che, per ogni grammo di sodio in più nelle urine delle 24 ore, il rischio di diagnosi di eczema aumenta dell’11%, quello di eczema attivo del 16% e quello di avere una forma grave dell’11%. Quindi hanno verificato anche un’altra serie di dati: quelli di 13.000 americani adulti che hanno preso parte allo studio National Health and Nutrition Examination Survey. Anche in quel caso, un grammo di sodio nelle urine in più corrispondeva a un aumento del 22% del rischio di avere un eczema attivo. Da qui il consiglio: avere una dieta a basso tenore di sodio potrebbe aiutare a tenere sotto controllo la malattia, riducendo il numero di episodi acuti.

Sempre JAMA Dermatology ha poi pubblicato lo studio su un farmaco chiamato abrocitinib, già approvato per la dermatite atopica dei ragazzi con più di 12 anni. In questo caso è stato sperimentato su 20 pazienti, e senza gruppo di controllo. Pur in queste condizioni, dopo 12 settimane di terapia (orale) i pazienti hanno avuto una riduzione del dolore e del prurito del 78%, e quelli con prurito cronico una diminuzione del 54% dei sintomi. Occorreranno ancora diverse verifiche, ma non sono emersi effetti collaterali preoccupanti, e il meccanismo d’azione del farmaco, su uno specifico enzima coinvolto nelle infiammazioni, potrebbe spiegare la sua efficacia, del resto già provata nella dermatite atopica.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 17 giugno 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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