Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

Ecco come lavora il sistema immunitario

L’apparato difensivo del nostro corpo è in grado di riconoscere e distruggere i nemici esterni dell’organismo (le cellule "non self", come si dice in termine tecnico), o quelli interni (i tumori), senza danneggiare, invece, le cellule dell’organismo stesso ("self"). Per svolgere questo compito, estremamente complesso, l’apparato immunitario è diviso in due grandi "settori": un sistema innato, già presente al momento della nascita, che ha un’azione più generale e rapida, ma per certi aspetti imprecisa; e un sistema molto più specifico, contro "aggressori" selezionati (precisi tipi di batteri, virus e altro), che ogni individuo crea con il passare degli anni, man mano che incontra questi nemici. Annamaria Castellazzi, docente di immunologia all’Università di Pavia, ci introduce in questo mondo così difficile e affascinante:

«Il sistema immunitario è senz’altro uno degli aspetti più affascinanti del nostro corpo, perché è proprio quello predisposto a difenderci dalle malattie. Non solo quelle che vengono dall’esterno - come le infezioni - ma anche quelle che crea il nostro stesso corpo; le malattie come i tumori. Quando le cellule degenerano c’è una particolare cellula del sistema immunitarioche è in grado di sorvegliare proprio questo aspetto: la trasformazione tumorale di una cellula. Di che cosa è fatto il sistema immunitario? E’ fatto di cellule e di molecole. Cellule che appartengono a due sistemi importanti: uno è il sistema immunitario innato (quello con cui tutti noi nasciamo) e l’altro è il sistema immunitario acquisito; quello che acquisiamo man mano che cresciamo durante la nostra vita. Il sistema immunitario innato è formato da cellule che sono in grado di riconoscere i nostri "invasori" - i batteri, ad esempio - e di fagocitarli e cioè di inglobarli all’interno del loro citoplasma e di distruggerli, eliminarli. Le cellule che fanno queste cose vengono chiamate fagociti, perché fagocitano o anche granulociti perché contengono dei granuli; e in questi granuli ci sono proprio quegli enzimi adatti a distruggere i batteri che vengono inglobati. Le cellule dell’immunità specifica o acquisita sono i linfociti: linfociti T e linfociti B . Da cosa prendono il nome? I linfociti T prendono il nome dal fatto che nascono - come tutte le cellule del sistema immunitario - nel midollo osseo e vanno a maturare nel timo. I linfociti B nascono anche loro nel midollo osseo e maturano nel midollo osseo stesso. Si chiamano B per una cosa strana: la prima volta che sono stati riconosciuti in un "organello" speciale che hanno solo gli uccelli che si chiama Borsa di Fabrizio. B deriva da Borsa di Fabrizio. I linfociti B presiedono a quella che viene chi amata immunità umorale; cioè sono in grado di produrre delle molecole che aiutano a difenderci. Queste molecole sono i cosiddetti anticorpi. Per cui la produzione degli anticorpi deriva dal fatto che i linfociti B riconoscano quella cosa specifica verso la quale devono reagire - e che si chiama scientificamente antigene - e siano in grado di maturare, diventare plasmacellule che sono in grado poi di produrre gli anticorpi specifici verso quel determinato antigene. I linfociti T invece, presiedono alla immunità tissutale cioè hanno più rapporti con le cellule. I linfociti T nascono nel midollo osseo e come "pre T" - cioè linfociti immaturi - arrivano al timo e nel timo si compie per loro un’operazione importantissima: nel timo imparano a riconoscere quello che appartiene al nostro organismo - e che viene chiamato self - da tutto quello che viene da fuori dal nostro organismo e che viene chiamato non self. E questo è molto importante perché il self, cioè gli antigeni delle nostre cellule, vanno tollerati. Non dobbiamo montare un’azione aggressiva nei confronti delle nostre stesse cellule. Mentre dobbiamo avere un’azione aggressiva nei confronti delle cellule che vengono da fuori, soprattutto dei virus o delle cellule che vengono modificate dal tumore».

A.B.
Data ultimo aggiornamento 4 settembre 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA