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Dupilumab, nuovo farmaco
per la dermatite atopica grave

È un anticorpo monoclonale, capace di inibire l’azione delle molecole (in particolare delle interleuchine IL-4 e IL-13) che causano l’infiammazione cronica della pelle. Il farmaco sembra in grado di migliorare in modo netto la qualità della vita delle persone con la dermatite atopica, che spesso hanno gravi difficoltà a gestire la sfera professionale e relazionale, a causa delle lesioni cutanee e del prurito a volte incontrollabile. Il dupilumab sarà disponibile a breve anche in Italia. La dermatite atopica è una malattia di matrice autoimmune a base genetica, conosciuta più comunemente con il nome di eczema della pelle. Colpisce in media tra il 2 e il 5% della popolazione adulta, ma anche i bambini. Come riferisce il Corriere Salute, è stata uno dei temi "caldi" al recente congresso della Società Italiana di Dermatologia e di Infezioni sessualmente trasmesse (SIDeMaST), che si è svolto a Sorrento. Nonostante la sua diffusione, la dermatite atopica finora è stata piuttosto trascurata dall’informazione, al punto che ancora oggi sono molti a scambiarla per una banale irritazione della pelle. Per sensibilizzare le istituzioni, l’opinione pubblica e per supportare i malati è nata l’Associazione ANDeA, Associazione nazionale dermatite atopica. Ecco l’articolo completo di Corriere Salute firmato da Adriana Bazzi.      

John Turturro è l’attore che in “The night of”, una serie televisiva trasmessa dalla rete americana via cavo Hbo’s, veste i panni di John Stone, un avvocato che, nelle aule di giustizia, deve difendere criminali, ma nella vita quotidiana deve combattere con un suo problema: una dermatite atopica o, come si chiama più comunemente, un eczema della pelle. Così lui è costretto a abbandonare le scarpe per portare sandali (perché non può sopportare il contatto con materiali vari, cuoio o sintetici) , a “grattarsi” con una matita perché la malattia gli provoca un grave prurito, a consultare medici, uno dopo l’altro, per cercare un rimedio efficace. Difficile da trovare, almeno fino a ora.

È la più frequente malattia della pelle.  Come mai una malattia della pelle poco conosciuta, come la dermatite atopica, ha trovato visibilità in TV? Pare perché l’ideatore della serie, Peter Moffat, fosse afflitto proprio da questo disturbo e come lui ne soffrono molte altre persone che finalmente possono alzare la voce, anche perché la ricerca scientifica ha trovato una risposta al loro problema: un nuovo farmaco indicato per i casi più gravi. Ma facciamo un passo indietro. La dermatite atopica è una malattia tutta da svelare: finora ha ricevuta poca attenzione sia dal pubblico che dai medici. Ma adesso sta diventando uno degli “hot topics”, “temi caldi” dei congressi specialistici, compreso quello della Società Italiana di Dermatologia e di Infezioni sessualmente trasmesse (SIDeMaST) svoltosi a Sorrento. «È la più frequente malattia della pelle — interviene Giampiero Girolomoni professore di Dermatologia all’Università di Verona — si può presentare a tutte le età, ma solitamente attorno ai 30 anni. Si manifesta con arrossamenti e prurito, spesso intenso e a volte incontrollabile, in varie aree cutanee, al viso, al tronco e alle gambe. Nei casi più gravi la qualità di vita di questi pazienti risulta fortemente compromessa». La malattia interessa circa il 2-5 per cento della popolazione adulta (ma può colpire anche i bambini) ed è provocata da vari fattori. Di fondo c’è una predisposizione genetica, poi ci sono gli elementi scatenanti: i climi particolarmente freddi sembrano aumentare il rischio, il sesso femminile tende a essere più colpito dalla malattia rispetto a quello maschile e anche l’età della madre, se avanzata, può avere un’influenza.

Controllare il prurito.  «La dermatite atopica ha un grande impatto psico-emotivo — aggiunge Annalisa Patrizi, professore di Dermatologia e direttore della Dermatologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna, Policlinico Sant’Orsola —.Il prurito continuo e incontrollabile incide fortemente sui livelli di stress e sul sonno, con ripercussioni sull’efficienza, la produttività e la presenza sul lavoro. La malattia interferisce anche con la sfera relazionale e sociale, generando un forte disagio nel contatto con gli altri, fino a provocare un diffuso senso di frustrazione e discriminazione». Pazienti con forme gravi hanno, per esempio, una maggiore probabilità di essere disoccupati o di essere costretti a rinunciare a certi percorsi di carriera o di studio. Come controllare allora i sintomi? Intanto vale la pena di sottolineare qualche regola generale che può aiutare a ridurre il prurito: è bene, per esempio, evitare il contatto diretto con detersivi, è consigliabile privilegiare indumenti di cotone rispetto a quelli di lana e, infine, è importante mantenere la casa pulita per ridurre al minimo la presenza di polveri irritanti. Esiste poi una serie di prodotti e farmaci da utilizzare a seconda della gravità della situazione per contrastare il prurito e la secchezza della cute. Emollienti, innanzitutto, (il cui costo è a carico del paziente) e via via farmaci più impegnativi: dai cortisonici (che però hanno effetti collaterali) fino agli immunosoppressori (che interferiscono sulla risposta immunitaria) sia sotto forma di pomate da applicare localmente che di pillole da assumere per bocca.

Nuovo farmaco in arrivo in Italia.  Ma le ricerche sulle origini della malattia hanno portato a sviluppare una nuova terapia per le forme più gravi: un anticorpo monoclonale chiamato dupilumab. Si tratta, infatti, di una patologia infiammatoria cronica, di origine autoimmune, che porta a una alterazione della barriera cutanea cui sono appunto legati i sintomi. «Entrano in gioco mediatori dell’infiammazione — precisa Fabio Ayala , direttore della Clinica Dermatologica dell’Università Federico II di Napoli —. Nella pelle dell’atopico si producono numerose interleuchine di cui alcune, come l’IL-4 e l’IL-13, sono responsabili sia dell’infiammazione sia del prurito. Il farmaco funziona proprio neutralizzando l’azione di queste due interleuchine e porta a un miglioramento delle lesioni cutanee e del prurito, con ricadute positive sulla qualità della vita». Il medicinale non è ancora disponibile in Italia, ma dovrebbe esserlo fra poco.

I pazienti hanno una voce in più per farsi sentire. Offrire informazioni corrette, educazione e supporto ai malati: è questo l’obiettivo della neonata Associazione ANDeA, Associazione nazionale dermatite atopica. «La sensazione prevalente per il paziente è quella di non essere compreso fino in fondo dai propri familiari, amici e conoscenti — spiega il presidente Mario Picozza —. L’informazione sulla malattia è scarsa e, quando c’è, tratta prevalentemente le forme del bambino oppure riduce la malattia a una semplice irritazione della pelle. Il risultati è che i pazienti si sentono isolati». Un altro obiettivo di ANDeA è quello di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sul forte impatto psicologico, sociale ed economico di questa malattia, soprattutto nella forma grave. Molte terapie sono, infatti, a carico del paziente, e i disturbi legati al prurito costante, come per esempio la mancanza di sonno possono avere anche un impatto negativo sulla produttività in campo lavorativo. 10 giugno 2017 (modifica il 10 giugno 2017 | 12:59)

Data ultimo aggiornamento 10 giugno 2017
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Vedi anche: • In arrivo gli “inibitori di Jak” per curare la dermatite atopica


Tags: anticorpo monoclonale, dermatite atopica, dupilumab



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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