MICHAEL J. FOX FOUNDATION
Parkinson: più vicina la diagnosi precoce
(e anche la speranza di future terapie)
di Agnese Codignola
La storia della malattia di Parkinson, grave forma di neurodegenerazione contro la quale, al momento, ci sono solo terapie che possono ridurre gli effetti dei danni cerebrali, senza rallentare la progressione, potrebbe essere a una svolta, grazie a una scoperta che ha origini lontane, e che dimostra quanto sia importante sostenere la ricerca di base.
In uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Lancet Neurology sono stati infatti riportati, dai neurologi del Perelman Institute dell’Università della Pennsylvia di Filadelfia (Stati Uniti), i risultati ottenuti su un numero molto elevato di pazienti, oltre 1.100, metà dei quali erano considerati a rischio per vari motivi (ad esempio perché portatori di specifiche mutazioni del DNA, o appartenenti a famiglie con forme familiari o, ancora, perché presentavano primi sintomi quali la perdita di olfatto), che sono stati attentamente seguiti per dieci anni, tra il 2010 e il 2019. Insieme a loro, altrettante persone sane sono state sottoposte agli stessi controlli, per lo stesso periodo di tempo.
In particolare, i neurologi hanno focalizzato la loro attenzione su una proteina della stessa famiglia di quelle responsabili delle varianti umane del cosiddetto morbo della mucca pazza, i prioni, chiamata alfa-sinucleina, che può mutare. Dal 1997 si sa che, quando ciò avviene, il Parkinson è inevitabile. Da qui l’idea di seguire la concentrazione di alfa-sinucleina mutata nel tempo, per vedere se potesse o meno rivelare l’inizio dei fenomeni che, anni dopo, portano al vero e proprio Parkinson, quindi quando non è ancora presente alcun sintomo.
L’ipotesi è semplice, ma la sua traduzione in studi clinici si è rivelata estremamente complessa, soprattutto perché, per ora, l’unico dosaggio affidabile è quello che si fa nel liquido cefalorachidiano, cioè nel liquido che circonda il cervello e il midollo spinale, con prelievi spinali piuttosto fastidiosi, ai quali i partecipanti si devono sottoporre periodicamente per anni. Inoltre, qualunque valutazione deve essere protratta appunto per moltissimi anni, cioè ha tempi incompatibili con le esigenze delle aziende farmaceutiche che, in altri casi, sono i primi finanziatori.
Ma i ricercatori che hanno organizzato lo studio, sostenuto fino dalle prime fasi dalla Michael J. Fox Foundation, non si sono scoraggiati e ce l’hanno fatta, trovando la proteina mutata nell’87% di coloro che hanno sviluppato in seguito la malattia, ma solo nel 4% delle persone sane di controllo: una differenza inequivocabile, che candida il dosaggio di alfa-sinucleina mutata (reso possibile da uno specifico test genetico messo a punto di recente) al ruolo di marcatore precoce e, in futuro, di possibile bersaglio per nuove terapie, come sottolineato nell’editoriale di commento.
Tra l’altro, i dati raccolti hanno permesso di individuare alcune varianti genetiche con caratteristiche particolari, che potrebbero essere utili per sviluppare, in futuro, terapie personalizzate.
Ma la storia è molto interessante anche in un senso più ampio, perché dimostra quanto sia lunga e difficile la strada che porta alle vere svolte, e quanto sia necessario sostenere anche economicamente gli studi di base che non sempre hanno un’immediata ricaduta, ma che, nel tempo, costituiscono i fondamenti su cui realizzare nuove terapie.
In questo caso, tutto ruota attorno all’attore Michael J. Fox, star di Hollywood al quale, all’età di 29 anni, venne diagnosticata una forma di Parkinson giovanile, assai rara e altrettanto aggressiva. Era il 1991 e per alcuni anni la diagnosi fu tenuta segreta. Ma nel 1998, non potendo più nascondere il tipico tremore (la discinesia), la malattia fu dichiarata e, pochi anni dopo, nel 2000, l’attore decise di concentrare tutti i suoi sforzi nella neonata Fondazione che porta il suo nome per sostenere, anche grazie alla sua popolarità e ai guadagni che continuava a ottenere con i film che non ha mai smesso di girare, ogni possibile studio che aiutasse a capire meglio tutti i passaggi e, quindi, a trovare strategie e trattamenti per prevenire, diagnosticare e curare.
Fox si rese presto conto del fatto che qualunque studio avrebbe richiesto anni (perché la fase sintomatica è solo la punta di un iceberg che inizia a prendere corpo decenni prima), e che mancavano, oltre al resto, strutture dedicate, che potessero assumersi l’onere di seguire i pazienti molto da vicino e, contemporaneamente, condurre tutti i test di laboratorio necessari alla ricerca di base e a quella clinica.
Anche per questo nel 2008 diede vita alla Parkinson’s Progression Markers Initiative, un programma che potrebbe arrivare a costare 500 milioni di dollari, con lo scopo di individuare marcatori precoci della malattia, di cui fa parte anche lo studio appena pubbloicato. Nello specifico, in esso sono stati investiti, finora, 25 milioni di dollari, e si prevede che ne saranno necessari ancora almeno altri 15, per gli sviluppi dei prossimi anni, che puntano ad arrivare a test molto più semplici per il dosaggio dell’alfa-sinucleina mutata, per esempio con tamponi nasali o con un esame del sangue.
Le aziende farmaceutiche, dal canto loro, visti i traguardi raggiunti, si stanno mostrando interessate alla molecola, sia come possibile marcatore sia, come visto, come bersaglio di terapie mirate, ma nessuna avrebbe finanziato uno studio come la Initiative, che non poteva assicurare con sufficiente certezza di giungere a risultati sfruttabili.
Oggi invece, secondo il sito Stat, ci sono 40 aziende biotech e farmaceutiche interessate, decine di migliaia di donazioni di privati, dozzine di filantropi, e una cinquantina di centri clinici di tutto il mondo coinvolti. Il sito, che aggiorna quotidianamente in modo del tutto libero e accessibile le informazioni scientifiche, è visitato non meno di 2.200 volte al giorno, a conferma dell’enorme interesse per i dati tra gli addetti ai lavori.
La storia di Michael J. Fox e della sua guerra non più solitaria contro il Parkinson è oggetto anche di un documentario in onda su Apple Tv dal 12 di maggio.
Data ultimo aggiornamento 12 maggio 2023
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