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La propoli di un’ape brasiliana contiene
un potente larvicida contro aedes aegypti

Una delle zanzare più pericolose, e più in espansione, è la aedes aegypti, che veicola malattie quali la dengue, zika, chikungunya e la febbre gialla. Contro di essa di solito si utilizzano insetticidi che, però, sono tossici e mai risolutivi. Ora però una soluzione davvero efficace potrebbe arrivare da un altro insetto, l’ape brasiliana senza pungiglione chiamata Melipona quadrifasciata, la cui propoli contiene un potentissimo larvicida. Lo hanno scoperto i ricercatori di alcune università brasiliane, che hanno analizzato la propoli – un mix di pollini, argille e altri materiali – , in questo caso chiamata geopropoli, e identificato un diterpene, cioè una sostanza resinosa, che sembrava promettente. Quindi, come hanno poi spiegato su Rapid Communications in Mass Spectrometry, l’hanno messa a contatto con le larve di zanzara. In sole 24 ore era morto il 90% delle larve, e in 48 ore erano morte tutte. Quindi hanno fatto un confronto con la propoli delle api europee (Apis mellifera) che, però, hanno mostrato una scarsissima efficacia.

Studiando le abitudini delle melipone nella zona di origine, il Bandeirantes dello stato di Guaranà, i ricercatori hanno notato che andavano molto spesso sui pini (Pinus elliottii) e per questo hanno verificato: il diterpene si trovava nella loro resina. Il che è un’ottima notizia, perché nella geopropoli la quantità di diterpene è minima, mentre i pini sono presenti in quantità ovunque, e sono anche coltivati per scopi industriali. Il diterpene potrebbe essere quindi estratto dai pini, per poi subire poi alcune trasformazioni in un bioreattore, e diventare esattamente identico a quello presente nella geopropoli.

Gli autori hanno già realizzato due possibili larvicidi naturali: una polvere da sciogliere in acqua, dove le zanzare depongono le uova, che uccide all’istante qualunque uovo sia presente, a una forma a rilascio prolungato, in compresse, che potrebbe servire a mantenere uno specchio di acqua libero dalle zanzare.

La geopropoli è utilizzata anche nella medicina tradizionale amazzonica come antinfiammatorio e per rafforzare le difese immunitarie.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 3 luglio 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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