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Dati incoraggianti per il nuovo vaccino contro il virus respiratorio sinciziale

Due studi usciti in contemporanea sul New England Journal of Medicine candidano un nuovo vaccino contro il virus respiratorio sinciziale o RSV a un ruolo preventivo importante: se approvato, potrebbe essere consigliato a tutti, ma soprattutto a neonati e anziani. 

Nel primo, condotto su oltre 7.000 donne incinte nella seconda metà della gravidanza (metà delle quali vaccinate con un placebo), il composto, che contiene due proteine virali (ed è quindi un vaccino classico, non a mRNA), è stato capace di prevenire di più dell’82% le forme gravi di malattia nei primi 90 giorni di vita del neonato. Dopo 180 giorni, la prevenzione era leggermente scesa, attestandosi al 69%.

Nel secondo, il vaccino è stato invece sperimentato su quasi 35.000 persone con più di 60 anni e, anche in quel caso, dopo una sola somministrazione, la protezione nei cofronti delle forme pericolose dfi infezione è stata evidente, attorno al 60%.

Non sono emerse reazioni ed effetti collaterali gravi, e anche per questo il vaccino sembra essere un ottimo candidato, vicino al via libera definitivo, visti i numeri. Il virus respiratorio sinciziale ogni anno causa decine di migliaia di ricoveri soprattutto tra i neonati e gli anziani, e nei casi estremi può essere mortale. 


Data ultimo aggiornamento 24 aprile 2023
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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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