SPILLOVER
Dai volatili ai bovini e da questi all’uomo:
il pericoloso viaggio dell’influenza aviaria

Un uomo in Texas ha contratto l’influenza aviaria da un bovino, cioè è stato vittima di uno spillover. Al momento è in trattamento con oseltamivir, l’antivirale previsto in caso di influenza, ma le sue condizioni non sono gravi.
Si tratta del secondo caso in assoluto mai diagnosticato negli Stati Uniti. Il primo paziente americano si era ammalato nel 2022, in Colorado, e anche allora i sintomi erano stati lievi.
Ma negli ultimi anni, nel mondo, i passaggi del virus dell’influenza cosiddetta aviaria, cioè del gruppo A e del ceppo N5H1, da animali diversi dai volatili, serbatoio naturale di questi ceppi, ad altri animali, e da questi all’uomo, sono stati più di 900 in 23 paesi. Tra le fonti di contagio ci sono stati i grandi felini, gli orsi, le volpi, i leoni marini, le foche e le puzzole, e in metà dei casi l’esito è stato letale: per questo la vigilanza è elevata. Per alcuni, l’H5N1 può rivelarsi molto grave. Si teme inoltre che la prossima pandemia, che molti esperti ipotizzano non molto lontana, sia proprio di influenza, e arrivi da uno spillover, cioè da un salto di specie. E visti i numeri dei bovini allevati, il timore è che tutto ciò accada in un allevamento, e che qualche virus tipicamente presente nei volatili, oltre a infettare i bovini, possa arrivare anche ai suini, dando magari vita a nuovi virus con assortimenti di geniu mai visti prima.
Infine, come misura precauzionale, anche se non ci sono rischi diretti, perché la pastorizzazione ucciderebbe comunque i virus, è previsto che il latte degli animali infetti sia distrutto e non entri nel circuito alimentare. L’allerta resta elevata.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 4 aprile 2024
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