Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

Da Tutankhamon all’eradicazione: l’Egitto
ha debellato definitivamente la malaria

Sottolineando un traguardo storico, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato l’Egitto paese libero dalla malaria. L’Egitto raggiunge così gli Emirati Arabi e il Marocco, paesi della stessa zona del Mediterraneo orientale (secondo la classificazione dell’OMS) e si aggrega ai 44 paesi e un territorio che hanno raggiunto l’obbiettivo.

Il momento è appunto considerato storico per le dimensioni del paese, che ha circa cento milioni di abitanti, e per l’endemismo della malattia, di cui ci sono prove risalenti a oltre 4.000 anni fa, grazie a quanto scoperto nelle mummie come quella di Tutankhamon, e in numerose altre.

La sfida era particolarmente complessa, perché la civiltà egizia è nata ed è tuttora sviluppata attorno al fiume Nilo, cioè a un ambiente ideale per la proliferazione delle zanzare anofele che veicolano il plasmodio della malaria. La lotta ha avuto inizio attorno al 1920, quando furono introdotti i primi divieti di coltivare il riso e altri cereali vicino alle case. Nel 1930 il 40% della popolazione aveva il plasmodio nel sangue, e per questo furono istituiti i primi presidi sul territorio dedicati alla diagnosi, al trattamento e alla sorveglianza. Poi, nel 1942, in seguito agli sconvolgimenti della guerra, ci fu un vero e proprio picco, con tre milioni di casi. In quel momento furono create 16 divisioni con 4.000 tra medici e infermieri, e la situazione migliorò. Nel 1969, però, la costruzione della diga di Assuan, grande bacino ideale per la proliferazione delle zanzare, fece di nuovo peggiorare il quadro e l’Egitto lanciò un grande piano in collaborazione con il suo vicino, il Sudan.

Nel 2001 la malattia era sotto controllo, con gruppi di intervento rapidi che agivano dopo ogni segnalazione di focolaio, campagne di educaziuone della popolkazione e dei medici, farmaci, lotta alle zanzare. Grazie al sistema e alla collaborazione degli egiziani, la sorveglianza e gli interventi sono stati sempre più efficaci, fino a giungere all’eradicazione attuale.

C’è voluto un secolo, ma alla fine il paese ce l’ha fatta. Gli interventi di salute pubblica di grande respiro, quando coinvolgono tutta la popolazione funzionano.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 25 ottobre 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA