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Curare ulcere e ferite con un rimedio nuovo,
anzi antico: le larve di mosca verde

Centinaia di ambulatori e ospedali inglesi e tedeschi la stanno già proponendo come terapia di prima scelta, soprattutto per tutte le persone che hanno ulcere e ferite che non guariscono, a volte da anni come accade, talvolta, a chi soffre piede diabetico: la cura con le larve di mosca verde (Lucilla sericata) sta incontrando un entusiasmo crescente, perché presenta caratteristiche davvero uniche.

Scoperta dai Maya e dagli aborigeni australiani, e proposta negli anni Trenta del secolo scorso soprattutto negli Stati Uniti e in Canada, per poi essere progressivamente abbandonata dopo l’arrivo degli antibiotici, la terapia delle ferite  delle ulcere che prevede l’applicazione di larve sembra essere una più che valida alternativa rispetto alla maggior parte di quelle classiche che, a causa anche della resistenza agli antibiotici dei batteri presenti nelle ferite, sono sempre meno efficaci.

A raccontare che cosa riesca a fare e come sia somministrato, oggi, questo trattamento, è il quotidiano britannico The Guardian, che propone un servizio dall’interno di una delle aziende produttrici, la britannica Biomonde (altre sono già presenti negli Stati Uniti, in Cina, in Australia, in Turchia, in alcuni paesi africani come la Nigeria).

 

Le larve sono fatte schiudere in ambienti sterili e in condizioni controllate, da madri nutrite con dieta proteica, poi disinfettate e inserite in sacchettini che assomigliano a quelli del tè, da posizionare sulla ferita per quattro giorni, avendo cura di assicurarla con una benda adesiva. In quel periodo di tempo le larve si nutrono del tessuto morto che trovano nella carne infetta e, con esso, dei batteri che vi proliferano, lo trasformano in liquido e lo digeriscono, lasciando intatte le cellule sane. Nel frattempo, secernono alcune sostanze che agiscono come cicatrizzanti, e questo spiega perché l’applicazione sia così efficace. Nei quattro giorni le larve, che hanno le dimensioni di un chicco di riso crudo, crescono di 10-12 millimetro ma sono del tutto innocue: non avendo denti né pungiglioni, non mordono, e non si moltiplicano perché non sono ancora individui maturi. Ma riescono a guarire ulcere e ferite anche molto gravi.

Ogni trattamento può essere personalizzato, e viene inviato all’ospedale poche ore dopo la richiesta; costa circa 250 sterline: un prezzo decisamente conveniente, se si pensa a tutto ciò che la guarigione delle ulcere può evitare, compresa l’amputazione o gli interventi chirurgici di ripulitura delle ferite. Inoltre, si sta cercando di identificare tutte le molecole secrete dalle larve, per capire se sia possibile isolarvi antibiotici naturali e sostanze che favoriscono la cicatrizzazione, da produrre poi per via sintetica: sono già stati isolati più di 50 enzimi e svariati fattori di crescita simili a quelli umani.

Infine, ci potrebbero essere molte altre applicazioni per le larve: da quelle odontoiatriche a quelle oculistiche, fino a quelle cosmetiche.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 10 febbraio 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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