CORONAVIRUS
Covid, è iniziata la corsa al vaccino
universale: parola di Anthony Fauci

di Elisa Buson
Alfa, Beta, Gamma, Delta, Omicron. Ancora non sappiamo quante lettere dell’alfabeto greco dovremo prendere in prestito per denominare le prossime varianti del virus SARS-CoV-2 che si profilano all’orizzonte. Di certo, per vincere la sfida contro Covid-19, non possiamo più limitarci a rincorrerle: per questo è già allo studio un vaccino universale contro i coronavirus, un “ombrello” più grande che potrà offrirci una protezione più ampia contro nuove varianti e soprattutto contro le future pandemie che potrebbero svilupparsi a causa di virus pronti a fare il salto dall’animale all’uomo. Lo ha spiegato l’immunologo Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID-NIH) degli Stati Uniti, in occasione del meeting “Highlights in Immunology”, promosso dall’Accademia Nazionale dei Lincei e dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
«Negli ultimi due anni e tre mesi abbiamo vissuto la più straordinaria pandemia di una malattia respiratoria che il mondo abbia visto in oltre cento anni, dopo l’influenza del 1918», ha sottolineato Fauci, che è anche consigliere della Casa Bianca nella lotta al Covid. «I casi totali nel mondo sono oltre 445 milioni, con quasi 6 milioni di morti. Se guardiamo i nuovi casi giornalieri di Covid-19, vediamo diverse ondate: l’ultima è stata la peggiore». La variante Omicron ha fatto nettamente impennare la curva dei contagi in tutti i Paesi: dopo una rapida ascesa e un’altrettanta rapida discesa, ora si iniziano a intravedere nuovi rialzi dovuti alla comparsa della Omicron 2.
«La sotto variante Omicron BA.2 sta assumendo un maggiore grado di dominanza a livello globale», ha osservato Fauci. Rispetto alla Omicron originale «non c’è grande differenza nel dominio RBD», cioè nella porzione della proteina Spike che lega le cellule umane. Questo indica che «c’è una notevole cross-protezione. In altre parole, BA.2 non è più severa di BA.1 e l’infezione da BA.1 protegge molto bene dall’infezione BA.2. Entrambe però eludono la protezione del vaccino se non si è fatto il booster».
Anche per questo motivo, nel suo intervento Fauci ha sottolineato più volte l’importanza della dose di richiamo. Ha ribadito che gli attuali vaccini contro Covid-19 rappresentano «il trionfo della scienza e dell’immunologia nella lotta a questa storica pandemia. La loro importanza ed efficacia sono incontrovertibili: lo si vede bene dai dati dei ricoveri e dal numero di morti». E’ evidente però che la protezione cala nel tempo e questo rende necessarie le dosi booster.
«Diversi studi in vitro mostrano come la dose booster aumenti significativamente la neutralizzazione delle varianti di SARS-CoV-2, Omicron inclusa», ha spiegato l’esperto. La terza dose di Moderna, ad esempio, migliora la risposta anticorpale a Omicron con una buona efficacia che si mantiene anche a distanza di sei mesi. C’è anche un trial clinico di Pfizer che mostra un forte impatto della dose booster nel prevenire i sintomi della malattia. Inoltre diversi studi condotti nel mondo reale, quindi al di fuori delle condizioni controllate delle sperimentazioni cliniche, mostrano che anche nell’era di Omicron il booster con un vaccino a mRna offre un’alta protezione dal rischio di ricovero che si mantiene intorno al 78% anche a distanza di 4-5 mesi.
Nonostante questi dati incoraggianti, «non possiamo continuare a inseguire le nuove varianti: abbiamo urgente bisogno di un vaccino universale contro i coronavirus», ha affermato l’immunologo statunitense. «Ci arriveremo passo dopo passo: non avremo un vaccino universale al primo colpo, sarebbe troppo ambizioso, ma quello che possiamo fare è partire da un vaccino pan-SARS-CoV-2 che protegga da tutte le varianti Alfa, Beta, Gamma, Delta e Omicron. Il passo successivo sarà un vaccino pan-Sarbecovirus, che protegga non solo da SARS-CoV-2, ma anche da SARS-CoV-1 e altri virus che possono evolvere in infezioni umane».
Questo percorso a tappe è già cominciato in diversi laboratori del mondo e anche lo stesso Fauci si sta impegnando in prima persona. Ha infatti citato un paio di esempi di vaccini pan-coronavirus che sta personalmente studiando al momento. Uno si basa sull’uso di nanoparticelle, che in superficie presentano frammenti di proteine Spike di diversi virus, mentre l’altro è un vaccino che somministra SARS-CoV-2 e altri coronavirus inattivati attraverso uno spray nasale, per dare un’ampia protezione contro beta-coronavirus umani e animali.
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Nella foto in alto (agenzia Getty Images), Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases degli Stati Uniti
Data ultimo aggiornamento 21 marzo 2022
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