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Così le sigarette "abbattono" le difese

Studi recenti confermano che il fumo indebolisce il sistema immunitario e innesca le infiammazioni croniche dei polmoni. Ma anche l’attività dei linfociti NK, importante nella risposta contro le cellule tumorali, risulta compromessa

di Giulia Fretta

Il nostro sistema immunitario è paragonabile a una barriera che oppone resistenza a virus, batteri, parassiti e alla trasformazione di cellule sane in cellule tumorali. Molti sono i fattori che possono scalfirla e indebolirla, e diversi studi specifici sembrano dimostrare che, fra questi, ci sia anche il fumo di sigaretta, che facilita infezioni respiratorie da parte di virus e batteri, intaccando in particolare le difese locali di gola e bronchi.

Già una ventina di anni fa l’immunologo Fernando Aiuti dell’Università La Sapienza di Roma aveva ammonito che - a parità di sesso, di età e di razza - il fumo di dieci sigarette al giorno contribuisce a modificare il sistema immunitario. Concretamente, dichiarava: «Il fumo diminuisce il numero assoluto dei linfociti T (cellule fondamentali del nostro apparato difensivo, ndr), altera il rapporto tra linfociti T helper e T soppressori, fa diminuire il numero di linfociti T memoria, quindi riduce la memoria immunologica. Questo a livello generale, mentre a livello locale, della mucosa respiratoria, la nicotina modifica profondamente le difese, facendo aumentare il numero delle cellule immunitarie non specifiche e riducendo quello delle cellule specifiche preposte al controllo della cellule neoplastiche e delle infezioni batteriche e virali». 

Ma anche altri studi più recenti hanno dimostrato che il fumo aumenta l’incidenza delle infezioni microbiche nelle vie respiratorie. «Il fumo interagisce soprattutto con i macrofagi alveolari, cellule importantissime per la difesa dei polmoni - spiega Fabio Grassi, direttore di laboratorio all’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona. - Queste cellule perdono, in parte, la loro capacità di fagocitare (cioè di mangiare, letteralmente) e uccidere i batteri, e mostrano una funzionalità compromessa, per effetto delle sigarette. In particolare, secernono livelli significativamente più bassi di citochine pro-infiammatorie, indispensabili per efficaci risposte ai patogeni. Nello stesso tempo, i macrofagi alveolari, pur "indeboliti", aumentano di numero, per far fronte ai danni provocati dal fumo e producono sostanze chiamate enzimi lisosomiali, che creano danni ai tessuti polmonari e favoriscono le bronchiti croniche (innescando, nei casi più gravi, anche la malattia polmonare cronica ostruttiva)». 

Ma anche altre cellule del sistema immunitario, i linfociti Natural Killer, importanti nelle risposte anti-tumorali, risultano compromesse nei fumatori.

E non è tutto. «L’esposizione cronica al fumo provoca ridotte risposte degli anticorpi a vari antigeni, cioè ai loro bersagli - continua Grassi. - Inoltre, i fumatori hanno aumentati livelli di autoanticorpi (le cellule del sangue che possono determinare malattie autoimmuni, ndr)».

LO STUDIO CANADESE - Secondo uno studio canadese del 2009, pubblicato sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine dai ricercatori della McMaster University,  il fumo non solo fa aumentare il rischio che si presenti la malattia polmonare ostruttiva cronica, ma le sigarette sarebbero anche in grado di modificare la risposta immunitaria ai batteri, in particolare quella contro l’Haemophilus influenzae (che aggrava la classica influenza).
La ricerca è stata condotta su tre gruppi di topi: i primi sono stati esposti al fumo di sigaretta due volte al giorno per cinque giorni nell’arco di otto settimane, i secondi soltanto per quattro giorni, mentre l’ultimo gruppo – quello di controllo – non ha respirato fumo. Durante l’esperimento, gli studiosi hanno anche inoculato in tutti i roditori un estratto del batterio Haemophilus influenzae. L’esposizione dei topi al fumo aveva lo scopo di riprodurre il consumo di sigarette di un fumatore medio. Dai risultati è emerso che il sistema immunitario di tutti i topi esposti al fumo di sigaretta -  sia per quattro giorni, sia per otto settimane - era stato modificato, determinando un aumento dell’infiammazione dei polmoni in seguito all’introduzione del batterio, una maggiore perdita di peso in risposta all’infezione e una modifica nell’espressione dei marcatori infiammatori. Lo studio, insomma, dimostrerebbe  l’influenza esercitata dal fumo sul sistema immunitario, evidenziando la necessità di trattare con terapie differenti le infezioni batteriche legate alla malattia polmonare ostruttiva cronica nei pazienti fumatori e non fumatori poiché, con il fumo, le complicazioni raddoppiano.

LA VITAMINA C - Un altro elemento che può rappresentare un fattore di indebolimento è il deficit di vitamina C che si riscontra spesso nei fumatori, distrutta dall’uso delle sigarette. E la vitamina C  è particolarmente importante per il buon funzionamento del sistema immunitario.

 

Data ultimo aggiornamento 10 aprile 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: linfociti NK



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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