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Così la cocaina "brucia" il sistema immunitario

Alterazioni psichiche, disordini nutrizionali, cardiopatie: i danni dell’uso cronico di questa droga sono ben noti. Meno conosciuto è l’impatto negativo sull’apparato difensivo, studiato negli animali e, pur con qualche difficoltà, anche negli uomini

di Emanuela Di Pasqua

I tossicodipendenti tendono ad avere più infezioni rispetto alle altre persone, e questo dato viene spesso spiegato con lo stile di vita promiscuo e poco attento (anche se non sempre registrabile) tra i fruitori di droghe in generale. Ma è utile rimarcare che nel consumo di cocaina, come di altre sostanze, queste ricorrenti patologie sono da addebitare proprio a un deficit del sistema immunitario causato dalla sostanza in sé, e non solo a una relazione indiretta.

PRIMA E DOPO L’AIDS - Lo spartiacque, in questo filone di studi, è stata sicuramente la scoperta dell’Aids e del virus Hiv che - come spiega Roberta Pacifici, dirigente di ricerca del Reparto Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma - ha inaugurato un modo diverso di studiare il legame tra tossicodipendenza e sistema immunitario, non più riferendosi solo allo stile di vita, ma chiedendosi anche se esista un rapporto diretto tra alcune sostanze e le difese immunitarie. «I primi lavori sul collegamento tra immunodeficienza e droghe erano riferiti all’eroina – racconta Pacifici – ma focalizzati sulle abitudini di vita. Solo negli anni Ottanta si è iniziato a intuire e a studiare il rapporto diretto tra sistema nervoso e sistema immunitario, riscontrando in diverse ricerche la presenza di recettori di alcune droghe (oppiacei e cannabinoidi) anche nelle cellule del sistema immunitario». 

SISTEMA NEURO-IMMUNITARIO - In quel periodo i ricercatori hanno iniziato a capire che il sistema nervoso centrale, sul quale agiscono molte sostanze stupefacenti, è collegato a quello immunitario, e si è iniziato a parlare di sistema neuro-endocrino-immunitario, sancendo definitivamente che l’uso cronico di molti stupefacenti può alterare la risposta fisiologica del nostro apparato difensivo, incrementando la suscettibilità e promuovendo la progressione di patologie infettive e tumori nella popolazione consumatrice. «Anche la cocaina viene affrontata e osservata sul modello animale -  sottolinea Roberta Pacifici - e con qualche difficoltà in più anche sull’uomo, in considerazione delle caratteristiche particolari del consumatore tipo (difficilmente mono-consumatore e più difficilmente intercettabile)». Le conclusioni delle ricerche sulla cocaina, sia su modello animale che umano, riscontrano comunque sempre un legame tra il consumo di questa sostanza e le difese immunitarie primarie destinate alla difesa contro batteri, virus e funghi». 

GLI STUDI SUGLI ANIMALI - Tra le tante implicazioni di un uso prolungato di questa droga, oltre all’insorgere di comportamenti aggressivi, alle disfunzione erettili, all’ipertensione arteriosa e alla perdita di materia grigia nel cervello, c’è dunque anche un indebolimento del sistema immunitario, e le risposte animali lo confermano ampiamente. Secondo uno studio statunitense pubblicato suila rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, la cocaina modifica alcune proteine che non possono più essere riconosciute come proprie dal sistema immunitario, il quale, quindi, attacca le strutture che le compongono, scatenando reazioni auto-immuni. Su questo fronte sono state fatte varie ricerche ed esperimenti su ratti, scimmie e umani. Una delle più significative, che rimane tuttora attuale, risale al 1997 e fu realizzata dall’Università dell’Illinois a Chicago. I ricercatori dimostrarono, in particolare, tramite esperimenti effettuati su topi ai quali era somministrata questa sostanza stupefacente, che veniva compromessa la funzionalità del timo, ghiandola che gioca un ruolo cruciale nelle difese del corpo contro virus e batteri. Perché è nel timo che "maturano" i linfociti T, elementi fondamentali del nostro sistema difensivo, in grado di attaccare cellule estranee e tumori e regolare la produzione di anticorpi.’

Data ultimo aggiornamento 22 maggio 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: linfociti T



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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