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Contro l’orticaria cronica l’agopuntura può assicurare solo un sollievo temporaneo

L’agopuntura è poco efficace per combattere l’orticaria cronica. Quest’ultima è una sindrome ancora piuttosto misteriosa, definita dalla presenza di arrossamenti, eruzioni, gonfiori che durano per più di sei settimane, e che non hanno una causa certa. Contro di essa non esiste una terapia specifica, anche se, in certi casi, è necessario un intervento medico a causa del fastidio e del prurito.

Per verificare l’efficacia dell’agopuntura, che alcuni consigliano, un gruppo di ricercatori della Chengdu University of Traditional Chinese Medicine ha selezionato 330 pazienti, e li ha sottoposti a una vera agopuntura, a un’agopuntura solo simulata (cioè con aghi non inseriti nei punti giusti) oppure a nessuna terapia sempre per quattro settimane, li ha seguiti nelle quattro settimane successive e poi ha valutato gli effetti in base a un punteggio riconosciuto a livello internazionale, chiamato Weekly Urticaria Activity Score (UAS7). Come riferito sugli Annals of Internal Medicine, i sintomi sono migliorati di più nel gruppo dei pazienti sottoposti ad agopuntura vera rispetto agli altri due gruppi, ma le differenze non sono state statisticamente significative, e non è quindi detto che siano reali, o di entità tale da giustificare quel tipo di trattamento.

Secondo un editoriale di commento uscito sullo stesso numero della rivista, scritto da un agopunturista inglese, il medico Mike Cummings, è comunque importante che sia emerso un piccolo effetto in una condizione che non è associata al dolore; probabilmente, si potrebbero tentare altri protocolli, per controllare ancora meglio se esistano situazioni e condizioni di applicazione nelle quali può essere realmente di aiuto.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 21 novembre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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