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Solo raramente i sistemi di purificazione dell’aria sono stati studiati sulle persone

I sistemi per la purificazione dell’aria, nelle più diverse declinazioni, non sono quasi mai stati oggetto di studi attendibili e indipendenti: solo in un caso su dieci è stato accertato che possono essere davvero utili e non arrecano alcun danno.

I ventilatori, i filtri, le luci UV, gli ionizzatori e altri metodi sono diventati popolari durante la pandemia, quando diverse aziende hanno proposto una propria soluzione per mantenere l’ambiente relativamente privo di Sars-CoV2 e di altri microrganismi patogeni. Gli effetti, però, erano quasi sempre stati osservati in studi sponsorizzati dagli stessi produttori, quasi mai di valore statisticamente convincente. Per questo i ricercatori della University of Colorado School of Medicine hanno voluto scandagliare la letteratura scientifica partendo addirittura dal 1929 e arrivando fino al 2024. Come hanno poi riferito sugli Annals of Internal Medicine, hanno trovato ben 700 lavori che avevano come oggetto un sistema di depurazione. Tuttavia, solo 57 includevano esseri umani, e nove animali definiti sentinella, sui quali era verificata l’efficacia. Anche se metà era stato incentrato su interventi definiti di inattivazione dei patogeni, e poco di meno di rimozione degli stessi, o di diluizione o cambio dell’aria, tra i parametri misurati, circa metà includeva la quantità di organismi non patogeni per unità di misura dell’aria, seguito dalla presenza di particolati non biologici e solo 149 misuravano effettivamente i patogeni. Molto raramente sono stati controllati possibili effetti nocivi. I quali, invece, soprattutto con alcuni metodi come la ionizzazione, che produce ozono e radicali liberi, ci sono, specialmente per popolazioni a rischio come bambini, anziani e persone con patologie respiratorie croniche. Lo studio mostra quindi come ci sia bisogno di ricerche molto più approfondite sui benefici, ma anche sui possibili rischi, e come sarebbe necessario imporre dei limiti e delle regole specifiche ai produttori, affinché non vantino qualità non dimostrate e, viceversa, avvisino i clienti dei possibili pericoli.


Data ultimo aggiornamento 7 agosto 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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