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Con i primi 10.000 genomi prende quota
il sequenziamento della popolazione indiana

E’ a buon punto il grande progetto indiano di genetica della popolazione chiamato Genome India Project. I dati relativi ai genomi di 10.000 persone appartenenti a 83 diverse comunità, e al 2% della popolazione indiana, sono stati inseriti nel database creato appositamente, e andranno a costituire il fulcro di un grande archivio che, nei prossimi anni, aiuterà a dare un volto diverso allo studio del DNA umano.

Come hanno fatto notare alcuni dei coordinatori in un’intervista rilasciata a The Scientist, infatti, quello che si è scoperto finora è stato sempre fortemente eurocentrico, e in generale incentrato sulle caratteristiche delle popolazioni caucasiche e occidentali. Per dare un’idea, le prime mappature complete hanno riguardato 11 persone reclutate con una pubblicità a New York. Ma l’India, da sola, ha circa un quinto della popolazione mondiale, con i suoi 1,4 miliardi di individui. E, quel che più conta, ha un’enorme varietà genetica, essendo formata da oltre 4.600 comunità che vivono in condizioni diversissime da millenni, a volte molto lontane le une dalle altre e in una varietà di climi che vanno dall’Himalaya ai tropici.

Ciò che pensano di scoprire, i ricercatori del 20 istituti coinvolti, sono le specificità delle singole sottopopolazioni, per esempio per quanto riguarda la predisposizione a patologie come quelle cardiovascolari o oncologiche, e peculiarità come quella, già nota ma ancora da comprendere geneticamente, di una minore sensibilità agli antivirali. Inoltre si aspettano di identificare geni mai descritti prima e di suggerire potenziali bersagli per farmaci.

La raccolta dei campioni, che va avanti dal 2020, ha rappresentato una vera sfida, perché molte delle 83 comunità arruolate erano in località remote, non servite da strade agevoli e spesso lontane dai laboratori. Ma l’impresa, organizzata con un grande sforzo, sembra essere riuscita, ed è in poeno svolgimento. I dati saranno resi via via disponibili per la comunità scientifica, con un semplice accreditamento, perché si ritiene che quanto scoperto possa essere di aiuto a tutti, e non solo ai genetisti indiani.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 11 marzo 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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