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Come dormono sia gli adulti che i bambini
lo decidono, anche, i geni di Neanderthal

Le persone che si svegliano naturalmente presto e tendono ad andare a dormire non troppo tardi, chiamate per comodità allodole, cui si contrappongono i gufi, cioè coloro che non si alzerebbero prima della tarda mattinata, e che tendono a fare molto tardi la sera, potrebbero contenere, nel loro genoma, alcuni geni che giungono loro direttamente dagli ominidi di Neanderthal, come altre caratteristiche specifiche scoperte negli ultimi anni. Lo suggerisce uno studio pubblicato su Genome Biology and Evolution nel quale i ricercatori dell’Università della California di San Francisco hanno studiato i tratti del genoma associati ai ritmi circadiani contenuti nei campioni del grande archivio UK Biobank, e hanno identificato 28 geni (tra i 246 associati ai ritmi circadiani) presenti in varianti tipiche dei Neanderthal. Inoltre, ne hanno scoperti altri 16 che potrebbero essere espressi in modo diverso in alcune persone, cioè come avveniva appunto negli ominidi separatisi dai sapiens circa 700.000 anni fa. Ci sono spiegazioni evoluzionistiche sul perché i Neanderthal fossero più mattinieri, legate all’esposizione alla luce delle zone in cui vivevano, diverse da quelle dei Sapiens, e da sfruttare il più possibile.

Del resto, che l’insonnia e in generale la qualità del sonno sia legata ai geni lo si è già visto negli anni scorsi, ed è stato confermato da un altro studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Rotterdam, in Olanda, questa volta su poco meno di 2.500 bambini. Come riferito sul Journal of Child Psychology and Psychiatry i bambini che fanno più fatica a dormire presentano lo stesso tipo di geni già identificato negli adulti che soffrono di insonnia. Le ninne nanne e le condizioni ambientali favorevoli aiutano, ma contro i geni è comunque difficile spuntarla.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 26 gennaio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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