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La diagnosi precoce dei disturbi dello spettro autistico forse arriverà dalla saliva

La diagnosi di un disturbo dello spettro autistico (ASD) potrebbe diventare molto più semplice e arrivare prima di quanto non accada oggi grazie a un semplice tampone salivare. Uno studio pubblicato sul Journal of Dentistry  dai ricercatori dell’Università di Hong Kong suggerisce infatti che la specificità del microbiota orale dei bambini con un disturbo autistico, già nota, possa essere rilevata nella saliva.

Nello studio, in particolare, sono stati coinvolti 25 bambini con una diagnosi di ASD e 30 neurotipici, di età compresa tra i tre e i sei anni. Di tutti sono state analizzate le specie presenti nella saliva. Si è così scoperto che sei di esse erano molto specifiche per i bambini con ASD, mentre cinque lo erano per i controlli. Gli autori hanno poi formulato un modello matematico che, applicato ai casi in esame, si è rivelato attendibile in più dell’81% dei casi, rivelando correttamente la presenza di un disturbo. Si tratta di una percentuale già soddisfacente, che probabilmente potrebbe essere anche più elevata con qualche affinamento. Se quanto osservato fosse confermato, si potrebbe mettere a punto un test standardizzato della saliva, cui sottoporre tutti i bambini su cui vi siano dei dubbi, almeno per avere una prima rapida conferma (anche durante una normale visita dentistica). Basterebbe un tampone buccale. 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 17 aprile 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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