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La lebbra non è arrivata in America con
gli europei: è accaduto l’esatto contrario

La lebbra non è stata portata in America dagli europei, come si è pensato fino a oggi. In realtà, era endemica già secoli prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo, e lo era in tutto il continente, dal Canada al Cile. E’ stato un team internazionale coordinato dai ricercatori dell’Istituto Pasteur di Parigi, in collaborazione alcune comunità indigene e con l’Università del Colorado a riscrivere la storia, spiegando al tempo stesso alcuni fatti emersi negli ultimi anni.

Come hanno riferito su Science, infatti, le prove sono giunte grazie a sofisticate analisi genetiche dei resti di circa 400 persone vissute in diverse epoche, ottenute dagli archeologi, e di altrettante persone con diagnosi di lebbra recente, tutti provenienti da diversi paesi tra i quali il Messico, gli Stati Uniti, il Brasile, il Paraguay, la Guiana francese, il Canada e l’Argentina. Le indagini hanno svelato la presenza di un tipo di micobatterio (l’organismo che provoca la lebbra) meno diffuso rispetto a quello oggi dominante, il m. leprae, chiamato m. lepromatosis. E poiché alcuni campioni risalivano a circa mille anni fa, poiché la positività è stata trovata in tessuti di tutto il continente americano, e la sequenza era molto simile a quella di un paziente contemporaneo del Costa Rica, la conclusione non poteva che essere quella di un micobatterio endemico, presente prima dell’arrivo degli europei. Inoltre, il Messico è stato il paese nel quale c’è stato il più alto numero di campioni positivi, anche se sembra evidente che il m. lepromatosis si sia diffuso agevolmente per secoli in tutto il continente americano, non si sa ancora se attraverso l’uomo e i suoi spostamenti o gli animali selvatici.

Infine, la scoperta ha permesso di capire alcune ricerche degli anni scorsi rimaste senza spiegazione. Per esempio, per la prima volta nel 2008 un paziente, in Messico, è risultato positivo alla lebbra da m. lepromatosis, una malattia che non si pensava più essere presente. Dopo la decrittazione del genoma, avvenuta nel 2015, ne sono stati trovati numerosi altri, sempre in Messico, al punto che si ritiene che quel paese possa essere la sede di origine del batterio. Poi, nel 2016, il micobatterio è stato trovato negli scoiattoli rossi delle isole britanniche, ma il suo genoma era quello “americano”. E questo ha fatto pensare che il germe sia arrivato attraverso questi animali, sbarcati con persone provenienti dall’America.

Oggi ci sono cinque tipi di m. lepromatosis, tra i quali quello che infetta gli scoiattoli rossi. Probabilmente sono emersi in America, in epoche comprese tra i 4.000 e i cento anni fa, e da lì si sono diffusi al continente europeo.

Ogni anno 200.000 persone nel mondo vengono infettate dai micobatteri della lebbra.

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 20 giugno 2025
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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