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Cibi e bevande ultraprocessati:
sempre più evidente il rischio oncologico

Il consumo di alimenti e bevande ultraprocessati, cioè industriali, realizzati partendo da materie prime che sono spesso paste e farine miste, cui vengono aggiunti additivi di vario tipo (addensanti, conservanti, coloranti, insaporitori e così via), e che di solito hanno concentrazioni molto elevate di sale (cloruro di sodio), zuccheri e grassi saturi, è associato a un aumento significativo di rischio di sviluppare un tumore e di morire per una malattia oncologica, con un’associazione particolarmente marcata, per le donne, per quelli ovarici e mammari. Lo suggerisce una ricerca condotta dagli esperti dell’Imperial College di Londra e pubblicata sulla rivista del gruppo Lancet EClinical Medicine sui dati di oltre 200.000 inglesi (di età compresa tra i 40 e i 69 anni al momento del reclutamento) di cui erano disponibili le informazioni sulle abitudini alimentari raccolte tra il 2009 e il 2012, e che sono stati poi seguiti fino al 2021. 

In generale, le persone che consumano più cibi e bevande ultraprocessati (molti dei quali, ma non tutti, rientrano nella categoria del cosiddetto cibo spazzatura, perché sono ultraproicessati anche molti prodotti insospettabili) hanno un’incidenza maggiore di tumori, e una mortalità più elevata. Nello specifico, per ogni 10% di calorie di questo tipo in più c’è un aumento del 2% di incidenza di tutti i tumori, e del 19% di quello ovarico, cui corrisponde un aumento del 6% della mortalità generale, che diventa +16% per quella da tumore della mammella e addirittura +30% per quella da tumore ovarico. Lo studio non analizza le cause, ma tra di esse vi sono certamente l’obesità, che in decine di studi è stata associata a un aumento significativo del rischio di oltre 20 tumori, e l’effetto degli additivi, molti dei quali – da soli o in associazione – non sono stati studiati a sufficienza, soprattutto per assunzioni croniche e relativi accumuli nell’organismo.

La Gran Bretagna è il paese con il più elevato consumo pro capite di ultraprocessati, al punto che si stima che circa la metà delle calorie giornaliere arrivi da alimenti di questo tipo. Alimenti e bibite accattivanti e saporiti, molto pubblicizzati e soprattutto venduti a prezzi stracciati sono un richiamo irresistibile per le fasce di popolazione più disagiate, che sono anche, non a caso, quelle più colpite da malattie quali l’obesità e il diabete di tipo 2, di cui gli ultraprocessati sono tra i principali responsabili e di cui ilk paese ha tassi elevatissimi. Per questo gli autori chiedono con forza che vengano introdotte limitazioni nelle ricette, avvisi sulle confezioni e tassazioni specifiche, come sta avvenendo in diversi paesi, nel tentativo di convincere le persone a mangiare meglio, e cioè a dare più spazio ad alimenti freschi e non conservati, con pochissimi ingredienti, non pre-cucinati, nei quali siano sempre riconoscibili le materie prime, ricchi di vegetali e fibre, proteine, sali, vitamine e acidi grassi insaturi.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 24 febbraio 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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