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Chi vive più di cent’anni può dire grazie
al suo sistema immunitario speciale

Che cosa rende i centenari così resistenti, e capaci di superare malanni e disturbi, per arrivare a vivere un secolo e più? La domanda è stata al centro di numerosi studi degli ultimi due decenni, e le risposte hanno aiutato a capire che al successo di questi formidabili anziani contribuiscono i geni e lo stile di vita. Ma se si vuole andare più nel dettaglio, le informazioni scarseggiano.

Per questo un team di ricercatori della Tufts University di Boston, capitanati dall’italiana Paola Sebastiani, hanno utilizzato alcune delle più sofisticate tecniche di analisi genetica oggi a disposizione, e hanno chiesto aiuto anche a un sistema di intelligenza artificiale per interpretare i dati. Come hanno riferito sulla rivista del gruppo Lancet eBioMedicine, infatti, hanno sequenziato ogni singola cellula immunitaria del sangue periferico prelevato da sette centenari (età media: 106 anni) che stavano prendendo parte a uno dei più grandi studi sui centenari in corso, il New England Centenarians Study, e hanno analizzato anche i dati dello stesso tipo contenuti in un grande database pubblico genetico relativi ad altri sette centenari, nonché quello di 52 persone di età compresa tra i 20 e gli 89 anni. Hanno così dimostrato che chi supera il secolo di vita ha una distribuzione dei sottotipi di cellule immunitarie molto specifica, con proporzioni reciproche relative di macrofagi, cellule B, e linfociti e così via relativamente diverse da quelle di chi non arriva ai cento anni. Dal punto di vista degli effetti, ciò significa che queste persone hanno una capacità assai spiccata di riparare i danni del DNA (e quindi, per esempio, rischiano meno di altri di sviluppare un tumore) e, soprattutto, riescono a riprendersi particolarmente bene dalle infezioni, conservandone la memoria immunitaria.

Capire perché alcuni riescono a vivere così a lungo potrebbe aiutare a trovare terapie per diverse malattie, e strategie per cercare di allungare la vita di tutti, anche quella di chi non ha quel fortunato assortimento di elementi del sistema immunitario.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 5 aprile 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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