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Chi sente il dolore con maggiore intensità
probabilmente ha più geni di Neanderthal

La maggiore sensibilità a certi tipi di dolore arriva direttamente dai geni dei Neanderthal, che sono giunti fino a noi attraverso l’evoluzione. 

Negli ultimi 15 anni, e cioè da quando è stato decrittato il primo genoma completo di un Neanderthaliano, continuano a susseguirsi le scoperte in merito alla presenza di suoi frammenti nell’uomo moderno, il Sapiens, e alle sue conseguenze; per esempio, durante la pandemia da Covid si è scoperto che alcune sequenze causavano una malattia peggiore, causata da una risposta immunitaria più forte, mentre un altro studio ha mostrato che certi geni dei Neanderthal influenzano la forma del naso.

Ora è la volta del dolore, perché chi ha tre varianti di un gene chiamato SCN9A, e cioè M932L, V991L, eD1908G, ha una soglia più bassa allo stimolo doloroso indotto da sostanze chimiche che provocano irritazioni o ustioni (ma non a quello da pressione o calore). Lo hanno scoperto i genetisti dello University College of London e di altre università britanniche ed europee analizzando il genoma di circa 2.000 colombiani, e la loro risposta al dolore. Circa il 20% di loro aveva la variante D1908G e, di questi, circa uno su tre anche le M932L e V991L, e tutti costoro avevano soglie più basse alla stimolazione dolorosa chimica. Il dato, riportato sulla rivista del gruppo Nature Communications Biology, è stato poi confermato in un campione più ampio, di poco meno di 6.000 persone provenienti da Brasile, Cile, Colombia, Messico e Perù, dalle quali è emerso anche che le popolazioni di origine amerindia hanno più spesso questi frammenti rispetto ad altre popolazioni, probabilmente per fatti casuali dovuti alle migrazioni e alle prime colonizzazioni del continente americano.

Dal punto di vista evoluzionistico, la maggiore sensibilità al dolore si spiega con la necessità di percepire per tempo i pericoli, e predisporre le giuste contromisure come l’evitamento di piante o altre sostanze pericolose.

Inoltre, anche questo dati confermano che il Sapiens è in realtà - anche - un affascinante mosaico di varie specie di homo susseguitesi nella storia.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 25 ottobre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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