LUGANO
Cambiano le opere d’arte in mostra al Civico

L’arte può avere un effetto positivo (terapeutico verrebbe da dire) sulle persone che frequentano un ospedale, come il Civico di Lugano? Molti studi lo dimostrano, e il progetto “In the public eye” - nato nel dicembre scorso dalla collaborazione tra il Museo d’arte della Svizzera italiana e l’Ente Ospedaliero Cantonale - si muove in questa direzione. Abbiamo intervistato a questo proposito uno degli organizzatori, l’architetto Claudia Scholz.
Architetto, come è nata l’idea di realizzare questa iniziativa?
«Potremmo dire che l’intero progetto è nato da una situazione preesistente. Bisogna sapere che l’ospedale aveva già un sistema espositivo, nell’ambito del quale erano state accolte le opere di diversi artisti, e non solo. In particolare, l’Ospedale Regionale di Lugano ha aderito oltre vent’anni fa al progetto “Arte in Ospedale”, promosso dall’UNESCO. Questo sistema, però, non era basato su un’idea precisa, e neppure su una deliberata volontà di fare in modo che l’arte potesse portare un beneficio a chi si trova in ospedale. Parlando e discutendo con amici è nata, allora, l’idea di un progetto che si prendesse cura di questo aspetto. “In the public eye” è nato proprio da un senso civico.
Il progetto ha avuto l’aiuto generoso di diversi sostenitori privati. Insomma, è un progetto tra pubblico e privato, e si svolge in modo molto fluido, senza grande formalità. Ognuno dà e fa ciò che riesce, come contributo. Si va dalla correzione di un testo, a uno sponsoring tecnico, fino a un finanziamento diretto. Per esempio, il bellissimo trittico dell’artista Angela Lyn è stato acquisito da privati e in seguito donato alla collezione del museo, con la condizione che il progetto vedesse la luce. Fontana Print si è occupato della stampa e di altre incombenze. B&B Italia ha donato le due poltrone che attualmente si trovano davanti al trittico. Ciò che riunisce tutti è un grande senso civico e la volontà di fare qualcosa per la società in cui viviamo».
Come sono state scelte le opere da esporre, e come si è sviluppato il progetto?
«Le opere sono state selezionate dal direttore del MASI di allora, Marco Franciolli. Esistono ricerche documentate sull’impatto che gli stimoli visivi possono avere sul benessere di una persona. Non esiste ancora, tuttavia, un’evidenza scientifica sul ruolo dell’arte negli ospedali, anche perché non è sempre semplice e immediato definire cosa sia l’arte stessa... Ci sono, comunque, sufficienti presupposti per capire che l’esposizione di opere d’arte negli spazi pubblici dell’ospedale sia qualcosa che deve essere affrontato professionalmente. Il MASI e l’EOC sono entrambi enti cantonali d’eccellenza, dunque perché non farli lavorare insieme? Io personalmente credo che il bello ci faccia stare meglio, ed è questa l’idea con la quale ho portato avanti il progetto. Nel nostro caso, un esperto d’arte ha scelto, d’accordo con i medici, alcune opere da esporre. L’accordo è stato stabilito per un periodo di cinque anni e speriamo che possa andare anche oltre questo periodo».
L’iniziativa è stata apprezzata dal pubblico? Ha aiutato a sopportare la vita d’ospedale?
«Abbiamo avuto numerosi riscontri da parte dei medici che lavorano in ospedale, e che si sono dichiarati entusiasti. La moglie di un paziente ci ha inoltre raccontato che tutte le sere, prima di tornare a casa dopo la visita al marito, si fermava davanti al trittico esposto, per prendere energia. Negli ospedali le ore notturne sono, a volte, particolarmente difficili. I pazienti insonni hanno, al Civico, la possibilità di "stare con l’arte" nei corridoi anche in questi momenti più silenziosi».
Le opere attuali saranno sostituite?
«Sì, le opere verranno cambiate in novembre, circa un anno dopo il primo allestimento. Abbiamo scelto questo intervallo di tempo (12 mesi), abbastanza lungo, per dare un senso di continuità. Perché pensiamo che possa far piacere tornare in ospedale e sapere che l’opera che ci ha “consolato” (il trittico "Cedaring" di Angela Lyn) è ancora lì».
A.B.
Data ultimo aggiornamento 1 ottobre 2018
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Tags: Ente Ospedaliero Cantonale, Lugano, Ticino