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Bere tutti i giorni bevande dolci o dolcificate può danneggiare molto seriamente il fegato

Il consumo regolare di bevande zuccherate o dolcificate danneggia il fegato delle donne (e probabilmente non solo).

Alla già lunga lista di possibili malattie la cui comparsa è più probabile in chi assume regolarmente le cosiddette soda (tra le quali diabete, obesità, alcuni tumori, la carie e malattie cardiovascolari) si aggiungono ora le patologie epatiche, dalla fibrosi alla cirrosi, fino all’epatocarcinoma, secondo quanto emerso da un grande studio pubblicato su JAMA dai ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Boston, che hanno analizzato i dati di oltre 100.000 donne in menopausa che avevano preso parte al grande studio Women’s Health Initiative, e che sono state seguite per oltre 20 anni. Confrontando le abitudini con i dati contenuti nei registri dei decessi del National Death Index e con altre informazioni mediche, gli autori hanno visto che quel 6.8% di donne che avevano l’abitudine di consumare una o più bibite dolci al giorno aveva avurio un aumento del rischio di tumore epatico dell’85% rispetto alle coetanee che bevevano tre soda al mese o meno. Lo stesso si è visto con le patologie croniche come le epatiti, risultate aumentate del 68%.

L’associazione è preoccupante soprattutto per paesi come gli Stati Uniti, nei quali il 65% della popolazione beve ogni giorno una o più bibite zuccherate o dolcificate con sostanze artificiali, e spiega anche perché le patologie epatiche come la steatosi e diverse forme di epatite siano da anni in aumento.

La scelta migliore, per proteggere la salute del fegato, è quella di bere acqua, e solo occasionalmente bibite dolci (o alcol, ugualmente dannoso).

A.B.
Data ultimo aggiornamento 29 agosto 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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