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Bere bevande zuccherate fa male al cuore.
Anche quando si pratica sport per bilanciare

Bere abitualmente bevande zuccherate è una pessima idea per il cuore. E non basta fare esercizio fisico altrettanto regolarmente: i benefici, che pure ci sono, non sono sufficienti, e non neutralizzano i rischi.

Le bevande zuccherate, e cioè, oltre a quelle gassate o soda, alcuni succhi di frutta, acque aromatizzate, bibite a base di latte zuccherato e così via, sono da tempo sotto accusa, perché a esse si deve gran parte dell’esplosione di obesità in atto in molti paesi: guarda caso, più visibile in quelli in cui la popolazione consuma grandi quantità di soft drink. Negli ultimi anni, diversi studi hanno messo in evidenza le conseguenze negative per la salute, che derivano in gran parte dell’aumento di peso, dal superlavoro cui queste bibite costringono il pancreas e dalla carie. Ora però uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition fa un passo ulteriore, perché sfata una delle credenze più diffuse, sostenuta anche, non a caso, e con molta enfasi, dai produttori. E cioè che, per neutralizzare i danni delle bibite zuccherate, sia sufficiente fare un po’ di ginnastica. I ricercatori dell’Università Laval di Québec City, in Canada, insieme a quelli del Centro di salute pubblica Chan di Harvard, hanno analizzato la storia clinica e le abitudini di oltre 100.000 persone seguire per circa 30 anni, e hanno così visto che chi beve soda in media due volte alla settimana (non, quindi, in quantità eccessive) ha un aumento del rischio cardiovascolare, a prescindere dal fatto che pratichi o meno qualche sport. Anche coloro che ne fanno uno per 150 minuti a settimana – la quantità considerata minima per vedere effetti preventivi – hanno un beneficio, perché il rischio scende fino a dimezzarsi, ma non ottengono mai un annullamento dello stesso.

Va un po’ meglio con le bevande dolcificate con dolcificanti sintetici o comunque a zero calorie, perché il rischio è inferiore. Tuttavia, i dolcificanti sono sconsigliati dall’OMS, perché anch’essi associati a rischi per la salute di vario tipo, noti solo in parte, e non indifferenti.

Il consiglio non può quindi che essere quello contenuto in tutte le linee guida: l’unica bevanda che si dovrebbe scegliere sempre è l’acqua; le bibite zuccherate, invece, dovrebbero essere consumate solo saltuariamente.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 20 febbraio 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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