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Ayahuasca e ozempic: la combinazione inedita che potrebbe sconfiggere il diabete

Che cosa hanno in comune i farmaci antidiabetici della famiglia dell’ozempic (agonisti dei recettori di GLP-1) e l’armina, cioè il principio attivo dell’ayahuasca, tisana allucinogena originaria del Sud America? Apparentemente nulla. Ma uno studio effettuato per ora solo su modelli animali, e pubblicato su Science Traslational Medicine, suggerisce che la combinazione potrebbe curare o quantomeno rallentare molto il diabete. Perché i due farmaci, dati insieme, stimolano la produzione delle cellule che producono insulina, che aumentano anche di 700 volte.

Nello studio, i ricercatori della Ichan School of Medicine del Mount Sinai di New York hanno trapiantato le cellule beta pancreatiche in modelli animali di diabete o senza particolari patologie e poi li hanno sottoposti a una combinazione di armina ed exendina-4, la versione fisiologica di questi farmaci (e corrispondente all’exenatide, uno dei primi approvati) con una minipompa per tre mesi; per controllo, aluni animali hanno ricevuto solo soluzione fisiologica. Alla fine le cellule beta dei topi diabetici erano aumentate di circa sette volte, e producevano insulina. Il trattamento, infattu, aveva aumentato la concentrazione di insulina di circa quattro volte, e stabilizzato il quadro glicemico. Infine, un mese dopo la fine del trattamento le nuove cellule erano ancora vive e funzionanti.

Per quanto riguarda il meccanismo d’azione, sembra che l’armina rimuova alcuni blocchi fisiologici che di solito ostacolano la formazione di nuove cellule beta attraverso l’azione su un enzima chiamato DYRK1A. L’exendina-4 potenzierebbe l’effetto anche grazie alla perdita di peso.

I ricercatori stanno già pianificando le prime fasi di sperimentazione nell’uomo, per verificare il dosaggio corretto dell’armina, che può indurre effetti collaterali non solo psichiatrici e per verificare che lo sblocco della crescita delle cellule beta non degeneri in proliferazione incontrollata, anche se alcuni dati sembrano confermare già la sicurezza dell’armina. Inoltre si stanno cercando farmaci che agiscano sull’enzima DYRK1A in modo più specifico. Se ci fossero conferme, la terapia del diabete – soprattutto quello di tipo 2, legato all’obesità – potrebbe trarre enorme vantaggio dalla nuova, ineduta combinazione.


Data ultimo aggiornamento 12 agosto 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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