GUSELKUMAB
Arriva un nuovo anticorpo contro il morbo
di Crohn, e potrebbe essere una svolta

La terapia del morbo di Crohn, malattia autoimmune che colpisce l’intestino e che finora ha obbligato i pazienti a seguire cure come i cortisonici o terapie biologiche per tutta la vita, con risultati non del tutto soddisfacenti e con effetti collaterali significativi, potrebbe essere a una svolta. La Food and Drug Administration statunitense ha infatti approvato un nuovo anticorpo, chiamato guselkumab che, in due studi appena pubblicati su Lancet, si è dimostrato più efficace sia del placebo che della terapia con un altro anticorpo monoclonale, considerato standard. Non solo: ha assicurato a chi, tra gli oltre mille pazienti reclutati lo aveva assunto, chiari segni di remissione come una minore frequenza delle crisi acute e un minore tasso di ospedalizzazioni, riscontri agli esami di imaging positivi e meno complicanze a lungo termine.
Nei trial, chiamati GALAXI 1 e 2, l’anticorpo, che agisce specificamente contro il circuito di una molecola pro-infiammatoria chiamata interleuchina 23 o IL23, è stato messo a confronto (in diversi dosaggi) appunto con il placebo o con l’ustekinumab, un anticorpo che, oltre a bloccare l’IL23, inibisce anche un’altra interleuchina, la 12, per 48 settimane.
Nei numerosi indicatori misurati, il guselkumab, che è stato messo a punto da Johnson & Johnson e che negli Stati Uniti avrà il nome commerciale Tremfya, è stato sempre superiore ai controlli, e non ha rivelato particolari problemi di sicurezza.
E’ probabile che Tremfya arrivi presto, entro qualche mese, anche in Europa, soprattutto se i primi dati provenienti dalla vita reale confermeranno i risultati degli studi. Se così fosse, la vita dei malati potrebbe camiare significativamente in meglio.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 21 luglio 2025
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