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Alcuni tipi di lenti a contatto morbide
molto diffuse sono un concentrato di PFAS

I perfluoroalchili, meglio noti come PFAS o sostanze chimiche perenni, che stanno destando una preoccupazione crescente a causa della loro diffusione, estremamente pervasiva e capillare, e dei legami sempre più certi con malattie del fegato e dei reni, con i tumori, con anomalie dello sviluppo fetale e del sistema endocrino e riproduttivo, con patologie autoimmuni e con altre condizioni patologiche gravi, si trovano anche nella maggior parte delle lenti a contatto morbide, le più usate da che le indossa tutti i giorni. E il problema è che, finora, non sono quasi stati condotti studi sulle penetrazione degli PFAS attraverso le mucose dell’occhio, e sulle possibili conseguenze sulla salute.

A lanciare l’allarme è l’associazione di consumatori statunitense Mamavation, che ha effettuato un’analisi di 18 tra le tipologie più usate, vendute in numerosissimi paesi e vendute da Alcon, Acuvue e Coopervision. Come riportato su Environmental Health News, la concentrazione di composti con fluoro, indicatori della presenza di PFAS, oscilla da 105 a 20.700 ppm (parti per milione); le peggiori sono Alcon Air Optix (No Hydraglide) per l’astigmatismo (20.000 ppm), Alcon Air Optix Colors con tecnologia Smartshield (20.700 ppm) e Alcon Total 30 per uso quotidiano (20.400 ppm), mentre le migliori sono Acuvue Oasys con Hydraclear Plus e filtro UV (113 ppm) e Alcon Dailies Total One-Day Water Gradient per l’astigmatismo (106 ppm).

L’indagine ha messo in luce anche un altro aspetto su cui sarebbe opportuno intervenire: le aziende produttrici non sono tenute a rivelare il contenuto in PFAS, e impediscono così ai consumatori di evitare alcuni tipi, qualora lo ritengano opportuno. 

Secondo Mamavation sono indispensabili studi di tossicità, anche a carico dell’occhio stesso, almeno su i principali tra gli oltre 14.000 PFAS più usati, anche se l’attuale mancanza di informazioni e di tutele potrebbe comunque finire presto: sia in Europa che negli Stati Uniti si sta lavorando su divieti e limiti, anche perché gli PFAS di disperdono nell’ambiente da innumerevoli, dove restano per tempi indefiniti, e da dove tornano, all’uomo attraverso la catena alimentare. Le lenti a contatto, utilizzate da miliardi di individui tutti i giorni, oltre a costituire una fonte importante di inquinamento da micro-e nanoplastiche, lo sono anche di PFAS.

 

 

A.B.
Data ultimo aggiornamento 16 maggio 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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