SINDROME DA ALFA GAL
È allarme per l’allergia alla carne e non solo scatenata dalle punture di alcune zecche

È allarme, negli Stati Uniti, per un fenomeno fino a pochi anni fa assai raro: lo sviluppo di una malattia chiamata sindrome da alfa gal, che comporta l’allergia alla carne, ai latticini e a diversi altri alimenti, ma anche a cosmetici e farmaci. Secondo i Centers for Diseases Control di Atlanta, infatti, le persone che ne soffrono sarebbero già poco meno di mezzo milione, contro le poche migliaia di qualche anno fa. E il motivo è chiaro: l’aumento delle punture di alcune zecche, che iniettano nella vittima la loro saliva, che contiene, appunto, uno zucchero complesso chiamato alfa gal, abbreviazione di galattosio-alfa-1,3-galattosio. Contro di esso monta presto una risposta immunitaria con immunoglobuline IgE, che resta nella memoria che dopo che l’effetto acuto è passato. Ma poiché l’alfa gal è diffusissimo nel cibo e non solo, la reazione si riaccende ogni volta che si introduce un alimento o si entra in contatto con altro che la contiene, con conseguenze relativamente gravi quali nausea, vomito, diarrea, reazioni cutanee e, nei casi più gravi, shock anafilattico. Non esistono terapie né vaccini, e tutto ciò rende la vita di chi sviluppa alfa gal, oltretutto diagnosticata spesso dopo mesi, assai complicata.
I numeri parlano chiaro: nel 2017 i casi erano circa 13.300, nel 2021 erano saliti a oltre 18.000: un incremento del 41% in soli 4 anni, mentre secondo un sondaggio il 42% dei 1.500 medici interpellati non conosce la sindrome, e il 35% non è sicuro dei criteri diagnostici. Secondo un altro studio, poi, tra il 2017 e il 2022 sarebbero stati diagnosticati 90.000 casi, cioè il triplo dei casi identificati tra il 2010 e il 2018.
I sintomi peggiorano, come accade per molte allergie, con un’attività fisica intensa, con l’assunzione di antinfiammatori e antidolorifici non steroidei, con l’assunzione di alcol o in caso di altre malattie concomitanti, e si manifestano non immediatamente ma dopo qualche ora, probabilmente perché l’organismo impiega del tempo a scindere le molecole complesse e a liberare lo zucchero.
Anche i cosmetici che contengono collagene, elastina e altri ingredienti provenienti da fonti animali, possono scatenare l’allergia, perché quasi sempre contengono anche lo zucchero immunogenico, e lo stesso accade per diversi farmaci e dispositivi biomedicali, fatto che ne limita l’impiego in chi soffre della sindrome.
Fino a quando non si troverà una cura, oppure un vaccino, l’unica cosa che si può fare è essere vigili e cercare di evitare le punture di zecche quali Amblyomma americanum, presente soprattutto in Nordamerica, e Ixodes holocyclus, tipica dell’Australia. Per difendersi è necessario coprirsi quando si va nei boschi, e utilizzare insetticidi. Tra l’altro, le zecche sono responsabili anche della trasmissione della Borrelia burgdoferi, la malattia di Lyme, e sono in aumento in tutto il mondo.
Nel 2021 sono stati riportati i primi casi in Polonia, dopo che negli anni scorsi c’erano già state segnalazioni in altri paesi europei.
A.B.
Data ultimo aggiornamento 8 agosto 2023
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