Questo sito utilizza cookies tecnici per l'analisi del traffico, in forma anonima e senza finalità commerciali di alcun tipo; proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei medesimi Ok, accetto

Più collaborazione, nuovi fondi: così
procede il Piano europeo contro i tumori

Stella Kyriakides, Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare (foto di Thierry Roge - © European Union)

di Valeria Camia

Non c’è dubbio che i tumori siano una delle principali sfide sanitarie del nostro tempo. Questa malattia (ma sarebbe più corretto dire questo insieme di malattie, vista la grandissimia variabilità dei diversi tipi di cancro) costituisce la seconda causa più frequente di morte nell’Unione Europea ed è responsabile di una vita persa su quattro. Ecco perchè affrontare i tumori è una priorità politica per l’UE ed è proprio in questo contesto che si inserisce il Piano europeo di lotta contro il cancro, avviato nel 2021, uno dei più ambiziosi e completi al mondo, che comprende una fitta serie di progetti fino al 2030. Il Piano si fonda sulla centralità di pazienti e familiari, iniziative a sostegno delle collaborazioni tra Stati membri, la condivisione di dati, un’ingente erogazione di fondi nonchè la collaborazione con il settore industriale, sul piano della ricerca e dell’innovazione, e con gli Stati Uniti. «All’interno dell’Unione europea della salute, che abbiamo costruito negli ultimi anni, con la pandemia di COVID come sfondo - conferma ad Assedio Bianco Stella Kyriakides, Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare - il Piano contro il Cancro è uno dei pilastri fondamentali. È in cima alla nostre lista delle priorità sanitarie per il futuro, con l’intento di creare una vera differenza, rispetto alla situazione attuale, per i pazienti oncologici e le loro famiglie. Siamo determinati a garantire che questa azione senza precedenti abbia un impatto sui risultati oncologici nell’UE nei prossimi anni.»

Commissario Kyriakides, la sfida che abbiamo davanti - invertire la tendenza per quanto riguarda il cancro e rendere l’UE più sicura, meglio preparata e più resiliente - è importante e ambiziosa. Oggi, però, nell’EU milioni di persone continuano a perdere la vita a causa di questa malattia e sembra che non ci sia stato “quel passo in più” che si è verificato, invece, in altre aree della medicina, come la cardiologia. Cosa manca?

«Grazie ai progressi medico-scientifici - risponde Kyriakides - oggi siamo in grado di individuare il cancro in modo più precoce e di trattarlo in modo più efficace, con un aumento notevole dei tassi di sopravvivenza, in particolare per i bambini, e in forza di questi significativi miglioramenti ci sono ora oltre 12 milioni di persone sopravvissute al cancro in Europa. Ci si aspetta che questo numero continui a crescere. Solo tra il 1990 e il 2000, la sopravvivenza per tutti i tipi di cancro combinati è aumentata in Europa dal 23% al 39% tra gli uomini e dal 41% al 51% tra le donne. Ciò è ovviamente una notizia molto positiva, e dobbiamo continuare a costruire su questo slancio. Uno dei modi principali per farlo è eliminare le inaccettabili differenze che osserviamo tra gli Stati membri (e anche all’interno dei singoli Stati), e che riguardano la mortalità da cancro e l’accesso alle diagnosi, agli screening, ai trattamenti e alle cure, come abbiamo documentato nel nuovo Registro delle Disuguaglianze oncologiche».

Ci fa qualche esempio concreto di azioni-chiave dell’UE per contrastare queste disugaglianze?

«Prenda lo screening, che è fondamentale per migliorare la diagnosi precoce: purtroppo la copertura per lo screening del cancro al seno varia ampiamente tra i Paesi dell’EU, con percentuali che vanno dal 6 al 90%. Queste percentuali oscillano dal 25 all’80% per il tumore del collo dell’utero. Tali disuguaglianze devono essere affrontate! Grazie al Piano contro il cancro, per la prima volta in 20 anni abbiamo nuove raccomandazioni, moderne e basate sulla scienza: penso, per esempio, agli screening di routine più mirati ed estesi, che coprono sei tipi di cancro, i quali costituiscono oltre la metà di tutti i casi di cancro e le morti da cancro nell’UE. Un’altra azione chiave, alla quale stiamo lavorando, riguarda la creazione della prima Rete UE di Centri oncologici integrati negli Stati membri, entro il 2025, con l’obiettivo di migliorare la qualità delle cure, compreso il follow-up (i controlli medici) per i pazienti oncologici. Questa rete faciliterà la diffusione di diagnosi e trattamenti innovativi e di qualità, così come la formazione, la ricerca e studi clinici europei».

L’Unione Europea sta quindi coinvolgendo istituzioni scientifiche e società civile in uno sforzo collettivo…

«Quello che abbiamo ottenuto a livello dell’UE con il Piano europeo contro il cancro è stato l’avvio di una cooperazione senza precedenti tra gli Stati membri, i governi, gli Istituti Nazionali del Cancro, le organizzazioni oncologiche e l’ampia comunità oncologica. Il Piano contro il Cancro è iniziato come un piano di azione, con obiettivi chiave e tappe fondamentali. Da allora si è consolidato come un pilastro centrato sulle persone all’interno di una forte Unione Europea della salute. Supportato da significativi investimenti dell’UE, le sue iniziative concrete stanno facendo la differenza per le persone. Abbiamo già 28 progetti oncologici in corso finanziati dal Programma EU4Health, che coprono tutte le aree-chiave, dalla prevenzione alla diagnosi precoce, alla cura del cancro e alla qualità della vita. Quello che stiamo facendo come Commissione attraverso il Piano contro il cancro è mobilitare la capacità collettiva (in inglese si parla di collective power, n.d.r.) dell’UE per promuovere il cambiamento a beneficio dei nostri cittadini. In questo senso, il Piano contro il Cancro contiene azioni concrete e ambiziose che supporteranno, coordineranno e integreranno gli sforzi degli Stati membri.»

Sarà possibile allora nell’Unione Europea istituire una struttura simile al National Cancer Institute degli Stati Uniti?

«Abbiamo già diversi esempi di successo in cui l’UE ha sostenuto gli Stati membri affinchè risorse e conoscenze vengano messe in comune. Le Reti di riferimento europee, ad esempio, sono reti virtuali che coinvolgono operatori sanitari in tutta Europa per facilitare la discussione e i consigli relativi al trattamento di malattie complesse o rare. L’impegno per una Rete di centri oncologici integrati nazionali in tutta l’UE testimonia come il Piano contro il Cancro funga da catalizzatore per la cooperazione e la capacità di convocazione, facilitando lo scambio delle migliori pratiche e la condivisione di conoscenze e competenze. Tuttavia, per quanto riguarda l’organizzazione dei sistemi sanitari, questa è e rimane una competenza degli Stati membri. Mentre gli Stati Uniti hanno istituito una struttura unica concentrando competenze e risorse con il National Cancer Institute, il ruolo della Commissione è collegare i punti, integrare e apportare un valore aggiunto al lavoro degli Stati membri e sostenere i loro sistemi sanitari. Certo, ci sono somiglianze nel modo in cui lavoriamo in Europa e la situazione statunitense. Ad esempio, attraverso le Reti di riferimento europee e i centri oncologici integrati, faciliteremo e contribuiremo agli sforzi della ricerca e alla formazione di operatori sanitari, simile a quanto fa il National Cancer Institute degli Stati Uniti. Tra l’altro, stiamo anche collaborando con gli Stati Uniti nel campo del cancro e proprio a maggio di quest’anno abbiamo lanciato una Task Force Salute UE-USA, che pone il cancro come priorità. Stiamo dunque lavorando con esperti da entrambe le sponde dell’Atlantico per capire dove possiamo cooperare e creare sinergie tra il Piano eEuropeo contro il Cancro e l’iniziativa statunitense Cancer Moonshot, a partire da quel che riguarda il cancro pediatrico e polmonare. Questo perchè, affrontare i tumori non è solo un problema europeo, ma una delle sfide globali in cui la collaborazione tra continenti può beneficiare tutti.» 

Parliamo di ricerca e innovazione: i principali investitori privati hanno meriti significativi, ma sembrano lasciare scoperte aree oncologiche meno redditizie. Per non parlare del fatto che la necessità di affrontare enormi spese e rischi finanziari porta queste aziende private ad aumentare significativamente i prezzi per le (poche) terapie alla fine approvate dalle autorità. A fronte di tutto ciò, quale ruolo può essere chiamata a giocare l’Europa, in un settore così importante come quello della ricerca per la salute pubblica?

«La ricerca e l’innovazione, che sono il punto di partenza del Piano europeo contro il cancro e del nostro nuovo approccio alle cure oncologiche nell’UE, sono oggi implementate attraverso la Missione Cancro di Horizon Europe. Ricordo anche che negli ultimi 20 anni l’UE ha dedicato oltre 4 miliardi di euro a ricerche e innovazioni cruciali per la lotta contro i tumori. Attualmente ci stiamo concentrando in particolare sugli investimenti in nuove tecnologie che possano migliorare la nostra comprensione dell’inizio, della progressione, della prevenzione, della diagnosi e del follow-up del cancro. Naturalmente, lavorare con partner industriali e promuovere gli investimenti e l’innovazione da parte loro è altrettanto cruciale. Per questo motivo, la riforma della legislazione farmaceutica dell’UE mira, da un lato, a garantire che ogni cittadino dell’Unione abbia un accesso tempestivo ed equo ai farmaci e, dall’altro, a favorire l’innovazione e la competitività nell’industria farmaceutica europea. Questo include, anche, farmaci essenziali e innovativi per il cancro. Quello che vogliamo fare è creare, nell’UE, le condizioni per un’industria farmaceutica che sia all’avanguardia e innovativa e che offra soluzioni per tutti i cittadini, ovunque vivano negli stati membri. L’accesso a farmaci sicuri, efficaci ed economicamente accessibili è al centro di una solida Unione Europea della salute».

Guardando ai prossimi sviluppi, sullo sfondo c’è l’annunciato l’European Health Data Space, spazio europeo di condivisione dei dati sanitari…

«Esatto, si tratta di un’ulteriore strada di ricerca, che sfrutterà appieno il potenziale dei dati sanitari digitali per produrre trattamenti migliori per i pazienti. Lo sviluppo di questo percorso sarà importante, e l’uso di tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale contribuirà a costruire sistemi sanitari moderni, resilienti, sostenibili e accessibili. L’European Health Date Space, assieme alle politiche e iniziative che ho ricordato in precedenza, è un’ulteriore testimonianza del nostro impegno a creare un ambiente dinamico per la ricerca sul cancro e a sostenere lo sviluppo di terapie efficaci ed economicamente accessibili».

Data ultimo aggiornamento 28 dicembre 2023
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



Warning: Use of undefined constant lang - assumed 'lang' (this will throw an Error in a future version of PHP) in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Notice: Undefined index: lang in /var/www/nuevo.assediobianco.ch/htdocs/includes/gallery_swiper.php on line 201

Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

Chiudi

Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

VAI ALLA VERSIONE COMPLETA