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La guerra comporta gravi conseguenze per la psiche di bambini, ragazzi e adulti ucraini

Le conseguenze della guerra in Ucraina sul benessere psicologico dei più piccoli sono già evidenti, e avranno effetti negativi probabilmente per anni, soprattutto se non si provvederà a fornire un adeguato supporto psicologico. Una generazione già provata dalla pandemia è infatti esposta da più di due anni a violenze, lutti, drammi di ogni genere, che si vanno a sommare alla malnutrizione, a un’assistenza sanitaria inadeguata, allo stress di tutte le famiglie. E gli effetti di questa pressione costante, secondo l’Institute of Forensic Psychiatry of MoH ucraino, si vedono. Come riportato allo European Psychiatric Association Congress 2024 svoltosi nei giorni scorsi a Budapest dagli psicologi ucraini, intervistando poco meno di 800 adolescenti scappati dalle zone di guerra, da sei a 12 mesi dopo la fuga, sono emersi tutti i segni del disagio e, in particolare:

·      tra il 9,8 e il 21,9% mostra i sintomi del disturbo da stress post traumatico;

·      tra il 10,2 e il 12,6% ha un deficit di attenzione/sindrome da iperattività o ADHD;

·      tra il 22,3 e il 33,3% ha una depressione conclamata;

·      tra il l’11,5 e il 30,8% ha una sindrome ansiosa;

·      tra il 15,4 e il 18,0% ha un disturbo del comportamento.

E non è tutto. Le ragazze sono risultate più esposte, così come i più giovani, e coloro che non avevano una situazione familiare solida prima dell’invasione russa. Inoltre, l’insorgenza della sindrome da stress post traumatico predispone a quella di altri disturbi, candidando i ragazzi che ne sono colpiti a una vita caratterizzata da un disagio psichico.

In generale, circa un ragazzo su tre ha un disturbo di tipo ansioso-depressivo, oppure legato allo stress traumatico, e mostra disturbi del comportamento e dell’attenzione.

Per questo gli autori chiedono a gran voce un sostegno psicologico, sia in patria che per i bambini e i ragazzi che sono all’estero, mobilitando professionisti specializzati in traumi associati alla guerra, all’abbandono della propria casa e alla frammentazione della famiglia.

 

Secondo l’UNICEF, dall’inizio del conflitto più di 2 milioni di bambini hanno lasciato l’Ucraina dall’inizio della guerra, e 2,5 milioni sono profughi interni, fuggiti dalle zone dei combattimenti. Per tutti costoro è necessario e urgente, anche, un sostegno psicologico specializzato.

Qualcosa di molto simile, non a sorpresa, si è visto tra gli adulti. Secondo uno studio condotto su più di 8.000 di loro pubblicato su PLoS Public Global Health, otto su dieci sono stati esposti direttamente a un eventi bellico. Di questi, il 70% è affetto da ansia e sindrome da stress post traumatico, con frequenti flashback di quanto visto, soprattutto quando sono diventati profughi interni e non sono riusciti a lasciare il paese.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 17 aprile 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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