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Il Covid aumenta il rischio di sviluppare una malattia reumatica. Ma il vaccino protegge

Il Covid 19 aumenta, e di molto, il rischio di sviluppare malattie autoimmuni di tipo reumatico. La buona notizia è che il vaccino sembra avere un effetto preventivo anche su queste patologie.

Il legame, già suggerito fino dai primi mesi della pandemia, è ora più forte che mai, dopo la pubblicazione, sugli Annals of Internal Medicine, da parte degli epidemiologi e virologi dell’Università di Harvard (Boston), di uno studio imponente, condotto su decine di milioni di persone. In esso, infatti, sono stati analizzati accuratamente i dati di oltre dieci milioni di cittadini della Corea del Sud e di oltre 12 milioni di giapponesi, tra i quali ci sono stati poco meno di 400.000 casi di Covid 19 e poco meno di 100.000 casi di influenza. Verificando le condizioni a uno, sei e 12 mesi di distanza, è emerso che chi si era ammalato di Covid aveva avuto un aumento di sviluppare una malattia autoimmune reumatica più elevato del 25% rispetto a che non era stato infettato da Sars-CoV 2, e del 30% rispetto a chi aveva contratto un virus influenzale. Tra le patologie autoimmuni più frequenti ci sono state il lupus eritematoso sistemico, la vasculite, la connettivite, la sindrome di Sjögren, l’artrite reumatoide e altre. Inoltre, il rischio è stato tanto più elevato quanto più gravi sono stati i sintomi del Covid, a conferma di un legame tra una forte risposta immunitaria suscitata dal virus e una successiva difficoltà nel ritorno alla normalità del sistema immunitario, che può sfociare in autoimmunità.

Anche se non entrano nel dettaglio, gli autori confermano poi che chi era stato vaccinato, pur contraendo l’infezione, ha avuto un rischio minore, a prescindere dal tipo di vaccino, a mRNA o a vettore virale: ciò che conta è dunque preparare il sistema immunitario all’incontro con il virus.

A un anno di distanza dal Covid, invece, il rischio è tornato uguale a quello di chi non è stato vaccinato. In altri termini, se nell’anno successivo non è emersa una malattia reumatica, è improbabile che accada dopo. O, quantomeno, è probabile nella stessa misura in cui è probabile per chiunque.

Tra l’altro, lo studio dimostra, in caso ce ne fosse bisogno, che l’infezione da Sars-CoV 2 è assai più grave di quella da virus influenzale.

Anche se le varianti successive alle prime hanno indebolito la virulenza e l’aggressività di Sars-CoV 2, ci si aspetta comunque che i casi di malattie autoimmuni associate al Covid continuino ad aumentare.

In ogni caso vaccinarsi, curare i sintomi e, in caso di autoimmunità appena diagnosticata, ricorrere alle cure di uno specialista è la risposta piuù razionale, per prevenire guai peggiori.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 26 marzo 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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