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Ecco il gene del Vichingo: può trasformare
le virosi in malattie neurodegenerative

Tra le possibili cause delle malattie neurodegenerative quali il Parkinson e l’Alzheimer ci sono le infezioni virali. Numerosi studi degli ultimi anni suggeriscono l’esistenza di un nesso. Ora però una ricerca pubblicata su Nature dai ricercatori dell’Università di Helsinki, in Finlandia, permettere di compiere un passo in avanti, grazie alla descrizione del ruolo di un’anomalia genetica emersa al tempo dei Vichinghi (tra il 790 e il 1000 d.C. circa), e passata probabilmente da un singolo individuo, nel corso dei secoli, all’intera popolazione mondiale, con un’incidenza di una persona su cento tra coloro che oggi vivono in Finlandia e in Norvegia.

I genetisti finlandesi hanno infatti scoperto che la mutazione interessa una classe di enzimi specifici dei mitocondri, gli organelli responsabili della respirazione e del bilancio energetico cellulari, chiamati enzimi POLG. Quando sono mutati, questi enzimi non riescono più a reagire in modo adeguato alle infezioni virali. Questo, oltre a causare infezioni più gravi, innesca un’infiammazione cronica della quale, alla lunga, risente il cervello, e talvolta anche il fegato. Per questo, chi ha la mutazione e contrae un’infezione virale sarebbe più predisposto a sviluppare, dopo anni, una malattia neurodegenerativa

La mutazione è recessiva, e normalmente, se ereditata da un solo genitore, non provoca patologie. Tuttavia, quando se ne ereditano due copie, si può sviluppare una malattia nota come MIRAS (da mitochondrial recessive ataxia syndrome), caratterizzata da un’ampia variabilità di sintomi che vanno dall’epilessia ai difetti della coordinazione motoria (simili a quelli del Parkinson), ma nella quale, probabilmente, intervengono anche altri fattori.

L’identificazione del ruolo della mutazione del vichingo è considerata comunque importante, sia perché conferma la centralità dei mitocondri nelle risposte ai virus e nei fenomeni neurodegenerativi, sia perché potrebbe indicare una strada per la prevenzione, in chi ne è colpito, attraverso farmaci sopecifici che suppliscano laddove il difetto geneticoe genera una carenza.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 24 aprile 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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