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Gli antidiabetici usati per dimagrire:
se si smette, il peso torna rapidamente a salire

(Foto dell’agenzia iStock)

di Agnese Codignola

Sono i protagonisti assoluti della medicina e della farmacologia degli ultimi anni, e non smettono di stupire, dopo essersi guadagnati anche il titolo di scoperta dell’anno 2023, attribuito da Science. Gli agonisti del Glucagon-like Peptide 1 o GLP-1, antidiabetici della famiglia del semaglutide, meglio noto come Ozempic, della danese Novo Nordisk, approvati ormai da diversi anni (il primo è arrivato nel 2005) per il controllo della glicemia, ma nell’ultimo periodo diventati le star delle terapie antiobesità, continuano a fare notizia, sia in senso positivo, sia in senso negativo. Perché mentre le vendite lievitano al punto che le aziende non riescono a produrne abbastanza, molte domande sono ancora senza risposta, e allo stesso tempo emergono di continuo potenziali benefici nelle più disparate condizioni patologiche, associate all’obesità, ma anche di altro tipo come il Parkinson o l’Alzheimer. 

Iniziano inoltre a delinearsi le possibili risposte a una delle questioni delle più importanti, più volte chiamata in causa per ricordare che questi farmaci non sono affatto miracolosi, e cioè: che cosa succede quando si interrompe la terapia? Alterare il metabolismo dell’insulina in persone non diabetiche ha conseguenze a lungo termine? E che cosa accade al peso? Al tema ha dedicato un articolo Nature, facendo il punto di quanto scoperto finora.

Secondo dati raccolti dalle aziende farmaceutiche, nel 2021 due terzi di coloro che avevano iniziato la cura hanno smesso entro un anno, e questo anche se, teoricamente, si tratta di terapie che dovrebbero essere assunte a vita. Ma a dissuadere i pazienti intervengono diversi fattori. Innanzitutto, in alcuni Paesi, quelli economici: negli Stati Uniti, un mese di Wegovy (il nome commerciale del semaglutide con l’indicazione per l’obesità) costa 1.350 dollari, e poche persone si possono permettere di sostenere a lungo una cura così costosa. In Gran Bretagna, il sistema sanitario rimborsa solo due anni, e lo stesso accade in altre nazioni, che non prevedono rimborsi se non parziali.

Oltre al costo, scoraggiano le continue ed estenuanti difficoltà di approvvigionamento, anche perché di solito solo una o due specialità sono approvate per perdere peso, e molti pazienti devono ricorrere a usi off label (cioè non previsti dalle autorità sanitarie) degli antidiabetici, o ad approvigionamenti non legali.

Un altro motivo che spinge le persone ad abbandonare la terapia sono gli effetti collaterali, e i possibili rischi. Anche se sono stati smentiti alcuni dei più preoccupanti come quelli di pensieri suicidari (escluso di recente dall’Agenzia europea per i medicinali-EMA, e ridimensionato quello di tumore alla tiroide (analizzando la storia di 145.000 persone in terapia da più di cinque anni), restano la nausea, il vomito, la stitichezza, il malessere che colpiscono circa tre quarti di chi è in cura, e - in alcuni casi più gravi - i pericoli di paresi gastrica e pancreatite.

COSA SUCCEDE QUANDO SI SMETTE - Anche se non sembrano esserci conseguenze gravi, è sempre più chiaro che chi interrompe l’assunzione riacquista buona parte del peso perduto. Per esempio, in uno studio randomizzato e controllato contro placebo, pubblicato da JAMA e condotto su 800 persone, si è visto che il semaglutide, insieme ad alcuni consigli dietetici e sull’attività fisica, aveva fatto perdere, in media, il 10% del peso in quattro mesi. Poi, a un terzo dei partecipanti è stato somministrato un placebo per un anno. All’undicesimo mese, costoro avevano già riacquistato il 7% del peso, mentre chi aveva continuato a ricevere semaglutide aveva perso ulteriori chili, fino ad arrivare a una diminuzione di più del 17% del peso iniziale. Ma anche queste persone, un anno dopo aver interrotto la cura, avevano riacquistato due terzi di quanto avevano perso. Lo stesso si è visto in uno studio osservazionale, pubblicato sul sito Epic Research, non sottoposto a revisione ma basato sui dati delle cartelle cliniche di 20.300 persone che avevano assunto semaglutide e perso almeno 2,3 kg. Poco meno della metà (il 44%) aveva recuperato il 25% del peso perduto, un anno dopo aver smesso la terapia.

Riprendere peso, però, non è solo una questione estetica. Secondo diversi studi, infatti, uno dei motivi di preoccupazione è che la maggior parte del grasso che torna è quello viscerale, cioè il grasso che avvolge gli organi interni e che è più strettamente associato all’aumento del rischio di diverse malattie, tra le quali proprio la resistenza all’insulina, il diabete, gli infarti e gli ictus. Inoltre si vede un effetto rebound nella pressione del sangue e nel colesterolo, che possono arrivare a valori peggiori rispetto a prima della cura che, invece, quasi sempre fa migliorare la situazione metabolica.

Infine, bisognerebbe sempre tenere presente che non tutti rispondono agli agonisti di GLP-1, e non si sa ancora da che cosa ciò dipenda. Per esempio, in uno studio del 2021, il 14% dei pazienti che avevano assunto i farmaci per un anno non aveva perso peso in misura significativa (cioè più del 5% di quello iniziale): un numero non irrilevante. Non a caso, la maggior parte delle linee guida raccomanda di interrompere la cura se, dopo qualche mese, non si è visto un effetto.

Mentre l’inizio della cura deve essere graduale, l’interruzione anche improvvisa non ha conseguenze biologiche: gli agonisti di GLP-1 non sembrano indurre tolleranza né dipendenza e, pertanto, non generano problemi di astinenza o simili. Alcune persone, comunque, affermano di essersi ritrovate con un maggiore senso dell’appetito rispetto a prima dell’inizio di una cura che agisce proprio sul senso di fame e sazietà. Anche per questo si consiglia di continuare a perseguire una dieta bilanciata e a praticare un’attività sportiva, per evitare di riprendere peso troppo in fretta.

FARMACI FALSI ONLINE - Intanto, come ha ricordato anche il settimanale Time in un articolo dedicato al tema, cresce il mercato dei farmaci falsi, che possono essere molto pericolosi. In Gran Bretagna sono già state sequestrate più di 900 false “pennette” (il farmaco è venduto in dispositivi uguali a quelli per i diabetici, per le iniezioni sottocute), e altri sequestri sono avvenuti in Irlanda, Svizzera, Danimarca, Olanda, Islanda, e Stati Uniti, dove le dosi false sequestrate sono migliaia, alcune delle quali riempite con insulina, che nelle persone non diabetiche può portare a morte, se assunta in eccesso. Austria, Libano, Stati Uniti e Gran Bretagna hanno avuto ricoveri dovuti a falsi Ozempic.
I canali di distribuzione di questi farmaci falsi sono i più vari; dai centri estetici e le spa alle vendite on line (soprattutto attraverso i social media), fino alle farmacie legali, come ha accertato la Food and Drug Administration statunitense.
Secondo l’agenzia Reuters, l’azienda di cybersecurity BrandShield ha scoperto oltre 250 siti che vendono falso Ozempic e migliaia di pagine social, soprattutto su facebook.

I BREVETTI SONO IN SCADENZA - Ma il far west potrebbe essere presto ridimensionato dalla realtà. Il colosso farmaceutico indiano Biocon sta lavorando a una sua versione del semaglutide, che conta di immettere sul mercato nel 2026, anche se potrebbero essere necessari studi clinici per convalidare la versione del generico. Una volta espletati tutti i passaggi, il farmaco potrebbe essere esportato in Messico, Brasile e Arabia Saudita, cioè nei Paesi nei quali il brevetto dell’originale scadrà appunto nel 2026, e poi in altri Paesi. Inoltre, l’azienda sta lavorando anche alla versione generica del tirzepatide, il concorrente di Ozempic della Eli Lilly, venduto come Mounjaro e Zepbound. Biocon, del resto, ha già ottenuto il via libera in Gran Bretagna per la sua versione di exenatide (Saxenda), la prima molecola approvata, il cui brevetto è scaduto quasi ovunque. Anche Cipla e Dr Reddy’s, altri colossi indiani del farmaceutico, stanno lavorando sugli stessi obbiettivi.

Secondo uno studio pubblicato su JAMA, i costi di produzione degli agonisti di GLP-1 generici per un mese di terapia potrebbero essere compresi tra 0,5 a 72 dollari, mantenendo margini di profitto per i produttori. Oggi, negli Stati Uniti un mese costa, come detto, più di mille dollari, in Canada 111, in Germania 60. Il sovrapprezzo americano sarebbe applicato dall’azienda Novo Nordisk per pure logiche commerciali. L’azienda, diventata la prima per valore commeciale a livello europeo, è stata accusata dal senatore Bernie Sanders e da diverse inchieste giornalistiche basate su documenti ufficiali di aver condotto campagne estremamente aggressive per la diffusione dell’Ozempic, senza esitare a finanziare molto generosamente i medici che hanno favorito le prescrizioni come antiobesità. Il successo di Novo Nordisk ha modificato l’intero prodotto interno lordo danese, e non sembra conoscere battute d’arresto. Per questo è indispensabile essere sempre cauti, quando si sentono notizie non del tutto confermate, o provenienti solo dalle aziende. Secondo alcuni analisti, il ridimensionamento dei favolosi guadagni provenienti dagli Stati Uniti e da altri Paesi, dovuto all’arrivo dei generici, non danneggerà in modo significativo Novo Nordisk né i suoi concorrenti, vista l’ampiezza del mercato internazionale, e forse renderà questi farmaci più accessibili anche alle persone che non possono pagare i prezzi attuali.

Data ultimo aggiornamento 23 aprile 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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