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Nelle arterie come nella placenta: nano-
e microplastiche sono ovunque nel corpo

Le nano- e le microplastiche, cioè i frammenti che si generano nel tempo dai polimeri plastici (che impiegano dai 50 ai 300 anni per decomporsi) e che hanno diametri, rispettivamente, dell’ordine dei micron (millesimi di millimentro) e dei nanometri (millesimi di micron), sono ovunque, nel corpo umano. E questo ha effetti sulla salute ancora da capire: secondo alcuni, potrebbero essere all’origine, almeno in parte, della diminuzione della fertilità maschile, e dell’aumento di alcune malattie tra le quali quelle infiammatorie intestinali e i tumori in età giovanile.

 

Una ulteriore conferma dell’ubiquità di questi composti arriva da due studi usciti a pochi giorni di distanza. Nel primo, pubblicato sul New England Journal of Medicine dai ricercatori italiani di diversi centri di ricerca, le micro e le nanoplastiche sono state trovate nelle placche aterosclerotiche del 58,4% di circa 300 pazienti che erano stati sottoposti a una procedura di asportazione delle stesse. Evidentemente, le particelle si depositano anche nelle formazioni di colesterolo, in quantità media pari a 27 microgrammi per milligrammo di placca se di PET (o polipropilene, la plastica usata, per esempio, per le bottiglie delle bevande) e a circa 5 microgrammi/mg se di PVC (o polivinilcloruro). Ma ciò che è più preoccupante è che, osservati per 34 mesi, coloro che avevano le plastiche nelle placche hanno avuto un aumento di mortalità per infarti e ictus, e della mortalità generale, rispetto a che non ne aveva.

Nel secondo studio, uscito su Toxicological Sciences, le nano e le microplastiche sono state trovate in tutte e 62 le placente analizzate, in concentrazioni comprese tra i 6,5 e i 790 microgrammi per grammo di tessuto. Anche in quel caso, il polimero più rappresentato è stato il PET, che rappresentava circa il 54% del totale, mentre il PVC era pari al 10%, e il restante 26% era costituito da nove polimeri diversi. La scoperta è particolarmente preoccupante, perché conferma che già i feti sono a contatto con la plastica. Con conseguenze ancora tutte da scoprire.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 5 aprile 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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