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Il paracetamolo in gravidanza non comporta rischi per il feto. Lo dicono i dati dei fratelli

Assumere l’antinfiamamtorio-antidolorifico paracetamolo in gravidanza non comporta alcun aumento, per il feto, di sviluppare sindrome da iperattività/deficit di attenzione (ADHD), autismo o altre forme di disabilità intellettuale

Sfata definitivamente uno dei luoghi comuni più diffusi e più infondati il grande studio appena pubblicato su JAMA dai ricercatori della Drexel University di Filadelfia e del Karolinska Institutet di Stoccolma, e cioè che l’antinfiammatorio, usatissimo per una quantità di disturbi e dolori, venduto ovunque come farmaco da banco, possa essere pericoloso per lo sviluppo fetale. E lo fa partendo dai dati di oltre 2,4 milioni di bambini svedesi, alcuni dei quali (circa il 7,5%) esposti al farmaco in utero, altri no, ma tutti monitorati per i primi 26 anni di vita. 

Anche se a una prima analisi sembrava emergere un lieve aumento di incidenza di questi disturbi nei bambini le cui madri avevano assunto paracetamolo durante la gestazione, un confronto, nell’ambito della stessa famiglia, tra fratelli, e cioè tra bambini che, pur condividendo abitudini, ambiente familiare (e relativo microbiota) e, in parte, e patrimonio genetico, erano stati esposti o meno al paracetamolo in utero, ha dimostrato che non esiste alcuna relazione. 

Lo studio dovrebbe quindi tranquillizzare le donne in gravidanza che, troppo, spesso, rinunciano al farmaco anche quando ne trarrebbero un reale beneficio, a causa di timori infondati. 

Secondo uno studio del 2019, condotto su 850 donne, per esempio, il 60% considera il farmaco pericoloso, o potenzialmente tale.

Nel 2015, la Food and Drug Administration americana ha affermato che gli antinfiammatori e antidolorifici come il paracetamolo non potevano essere esplicitamente consigliati in gravidanza, a causa dell’insufficienza dei dati. Tuttavia, ricordava anche la necessità di trattare eventuali sintomi dolorosi. Non farlo causa infatti ansia, depressione e innalzamento della pressione. 

Nel 2021, un documento ufficiale pubblicato su Nature Reviews Endocrinology ha affermato che, in caso di necessità, si doveva usare paracetamolo, ma alle dosi minime efficaci e per il più breve tempo possibile. 

Lo studio attuale potrebbe spingere a modificare le indicazioni, permettendo alle donne che ne abbiano bisogno di ricorrere al paracetamolo senza alcun timore, e ai medici di consigliarlo con più tranquillità.

A.B.
Data ultimo aggiornamento 25 aprile 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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