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Cure oncologiche per gli anziani
più efficaci e meno costose se "integrate"

(Foto dell’agenzia iStock)

di Valeria Camia

Poco più di un anno fa, nel febbraio del 2023, un gruppo di ricercatori del centro oncologico Princess Margaret di Toronto (Canada) pubblicava i risultati di una ricerca scientifica (su 152 pazienti di età pari o superiore a 65 anni) che documentava i primi dati a sostegno del rapporto costi-benefici (in inglese cost-effectiveness) delle unità di oncologia geriatrica - ovvero strutture dove il paziente anziano fragile è preso in carico da un’équipe mista di professionisti - per migliorare i trattamenti, abbassando nel contempo i costi sanitari (l’equivalente di circa 5’000 euro a paziente). Successivamente, un altro studio, chiamato 5C e pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, confermava questi dati su più larga scala in una popolazione di pazienti anziani trattati in otto centri canadesi. Pochi anni prima, anche sulle rivista Lancet, JAMA Oncology e Lancet Healthy Longevity venivano condivisi i dati relativi agli studi GAP70, GAIN e INTEGERATE, i quali mostravano come un’accurata valutazione geriatrica dei pazienti anziani con tumori sottoposti a trattamento farmacologico, volta a identificare le eventuali disabilità e comorbilità del malato, poteva ridurre le ospedalizzazioni, le complicazioni dei trattamenti e migliorare la qualità di vita.

Ricerche e studi, questi, che dovrebbero “bastare” per spingere a investire in cure oncologiche capaci di adattare le terapie all’età e alla risposta del paziente. E infatti, in molti Paesi, dagli Stati Uniti (dove più del 50% delle diagnosi di cancro e il 70% delle morti per cancro si verificano negli over 65 anni), alla Francia e all’Italia, passando per Spagna e Regno Unito, l’integrazione di discipline mediche diverse (dall’oncologo, al geriatra, dagli infermieri ai fisioterapisti, dagli psicologi ai dietisti e terapisti occupazionali, e così via) per la cura del cancro nella terza età si va sempre più affermando.

Siamo insomma sulla buona strada, come riconosce Nicolò Matteo Luca Battisti, che lavora a Londra come oncologo presso l’Unità di Senologia del Royal Marsden NHS Foundation Trust ed è presidente della Società Internazionale di Oncologia Geriatrica (SIOG): «Prendersi cura della popolazione affetta da cancro nella terza età - spiega - è certamente e in primo luogo una questione etica, ma ha anche ricadute in termini di costi della sanità pubblica: da un lato, le diagnosi sempre più precoci consentono di intervenire in modo più efficace, ma dall’altro l’aumento dei pazienti con cancro è una sfida crescente per il sistema sanitario. L’oncologia geriatrica è un settore in crescita, che sta iniziando a raggiungere anche i Paesi in via di sviluppo, dall’India (Nuova Delhi) al Messico (Mexico City). In questo senso - continua Battisti - si tratta di promuovere maggiormente l’adozione di un approccio multidisciplinare nella cura dei pazienti anziani che hanno una diagnosi di cancro ma sono anche affetti, spesso, da patologie concomitanti, le quali possono influenzare la risposta alle cure oncologiche. Oggi disponiamo di diversi strumenti di screening geriatrico che possono essere somministrati in pochi minuti, identificando eventuali fattori di rischio o comorbidità. È quindi importante che specialisti e geriatri siano aggiornati sui nuovi approcci terapeutici» -spiega il Presidente di SIOG, che ogni anno organizza a Treviso, e dal 2024 anche a Hong Kong, un corso avanzato proprio per aiutare le diverse figure personale medico a imparare a lavorare insieme.

Sono numerosi i casi virtuosi che mettono in luce gli ottimi risultati di una gestione integrata del paziente con tumore: «In Francia - dice Battisti - dal 2006 il Piano nazionale contro il cancro supporta la creazione di team di oncologia geriatrica su tutto il territorio nazionale. Questi team includono vari specialisti che lavorano insieme per fornire un’assistenza personalizzata ai pazienti. Alla base di tutto, è chiaro, ci sta una chiara volontà politica di come gestire il cancro nella terza età. Anche nel Regno Unito si sta iniziando a parlare di integrare l’oncologia geriatrica nei programmi di cura dei pazienti anziani con tumore». E nel 2023, aggiungiamo noi, il Royal College of Radiologists e il Royal College of Physicians hanno pubblicato raccomandazioni sull’implementazione della valutazione della fragilità nei percorsi terapeutici oncologici.

Dal canto suo l’Unione Europea, con il suo Piano di lotta contro il cancro, potrà fare affidamento su 4 miliardi di euro da qui al 2030, fondi che andranno anche indirizzati ai pazienti anziani. Nel 2018 i Paesi dell’UE hanno speso somme notevoli, quasi 170 miliardi di euro, per le cure del cancro. In Italia per gli ultrasettantenni il costo medio di cura è di circa 6.000 euro a persona ed è quasi totalmente dovuto alle spese di ricovero. «Mi ricollego - aggiunge Battisti - ai risultati degli studi GAP70, GAIN e INTEGERATE: unità dedicate agli over 70, gestite in collaborazione tra oncologi e geriatri, migliorerebbero la salute dei pazienti (riducendo anche la probabilità di essere ricoverati in ospedale), il lavoro dei medici e i costi della sanità. Per questo la SIOG continua a promuovere da più di 20 anni il campo dell’oncologia geriatrica a livello di implementazione clinica, ricerca, educazione e cancer policy».

Data ultimo aggiornamento 6 marzo 2024
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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