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Contro la psoriasi un farmaco già approvato per l’artrite

Nell’armamentario terapeutico a disposizione di chi soffre di psoriasi, presto potrebbe esserci un nuovo farmaco, il tofacitinib (questo il nome non commerciale della molecola), che ha superato la fase 3 degli studi clinici e potrebbe quindi ottenere presto l’approvazione.

Il medicinale, che viene già usato contro l’artrite reumatoide, blocca un enzima chiamato Janus (importante nella catena di reazioni che portano agli stati infiammatori), ed è stato sperimentato dagli immunologi dell’ospedale Saint Louis dell’Università La Sorbona di Parigi, su un gruppo di oltre mille pazienti. Come riferisce la rivista Lancet, dopo tre mesi di trattamento il tofacitinib, assunto due volte al giorno per via orale (alla dose di 10 milligrammi per volta), si è rivelato non meno efficace (questo il parametro spesso utilizzato per valutare un nuovo farmaco: la non inferiorità rispetto a quanto già esiste) dell’etanercept, uno dei farmaci più nuovi contro la psoriasi. Gli effetti collaterali dei due medicinali sono risultati simili.

Secondo i ricercatori, questa nuova terapia (peraltro molto costosa) potrebbe essere molto utile per tutti i pazienti che, per motivi diversi, non rispondono agli altri farmaci o non possono assumerli. 

A.C.
Data ultimo aggiornamento 1 ottobre 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Vedi anche: 
Psoriasi cronica, nuove speranze da un farmaco orale
Psoriasi, terapie più mirate con i monoclonali


Tags: chinasi Janus, etanercept, psoriasi, tofacitinib



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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