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Le ragazze che si vaccinano contro l’HPV
non diventano più "spericolate"

Le adolescenti vaccinate non incrementano l’attività sessuale (perché si sentono più sicure) e non si espongono a maggiori rischi di contrarre infezioni come la clamidia, la gonorrea e altre. Lo dimostra uno studio americano.

di Marianna Castelluccio

Le ragazze adolescenti vaccinate contro il papillomavirus umano (HPV) non si comportano in modo più “spericolato” rispetto alle loro coetanee non vaccinate (perché si sentono più sicure), e dunque non corrono rischi maggiori di contrarre clamidia, gonorrea e altre infezioni sessualmente trasmesse. A dimostrarlo, uno studio condotto dai ricercatori della Harvard Medical School di Boston (Stati Uniti) e della University of Southern California di Los Angeles, pubblicato su JAMA Internal Medicine, il magazine dell’American Medical Association, che rivela come la vaccinazione HPV non incentivi i comportamenti sessuali a rischio. Questa, invece, era una preoccupazione espressa a più riprese negli anni passati: una preoccupazione che tuttora  frena, negli Stati Uniti e in altri Paesi, la diffusione della vaccinazione. 

Gli scienziati americani hanno lavorato su un ampio campione di ragazze di età compresa tra i 12 e i 18 anni, che sono state seguite per 5 anni. Oltre 20.000 hanno ricevuto il vaccino quadrivalente HPV, mentre 185.000, ovvero il gruppo di controllo, non ha fatto il vaccino. Un anno dopo la vaccinazione è stato rilevato dagli studiosi, nel primo gruppo, un aumento delle infezioni sessualmente trasmesse, ma in una misura perfettamente comparabile a quello delle ragazze che non si erano vaccinate. Secondo gli scienziati, la vaccinazione contro l’HPV non incentiva l’aumento dell’attività sessuale, che cresce di intensità (e inevitabilmente fa aumentare anche il rischio di contrarre qualche malattia) sulla base del normale processo di maturazione delle ragazze. 

«I dati non mi sorprendono - commenta Franco Cavalli, direttore scientifico dell’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana e presidente del comitato scientifico della European School of Oncology. - Non c’è alcuna ragione per pensare che il vaccino cambi gli atteggiamenti sessuali delle ragazze».

Il vaccino HPV resta dunque un’arma a favore delle donne. Ricordiamo, infatti, che il virus del papilloma umano rappresenta la principale causa del tumore del collo dell’utero ed è stato identificato nella quasi totalità dei tumori invasivi. La vaccinazione preventiva protegge contro i quattro ceppi virali responsabili del 70% circa dei tumori del collo dell’utero e di circa il 90% delle verruche genitali. E’ quindi necessario ricordare che la vaccinazione non è sostitutiva di un periodico controllo dal ginecologo per il cancro cervicale, che resta necessario. 

Data ultimo aggiornamento 10 febbraio 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


Tags: HPV, papilloma virus, vaccino



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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